Così le norme green dell’Ue stanno bloccando il riarmo

La burocrazia frena il piano europeo: il caso del produttore svedese che non riesce a sbloccare la produzione di TNT

Così le norme green dell’Ue stanno bloccando il riarmo

Le norme green dell’Ue sono da tempo al centro del dibattito politico. L’ultima testimonianza della nocività dell’impostazione integralista a tinte verdi è legata al riarmo europeo. Sì, perché i provvedimenti per l’ambiente stanno bloccando la produzione di armi del Vecchio Continente. L’analisi del Telegraph è tranchant: quando, alla fine di quest’anno, saranno firmate le autorizzazioni per un nuovo impianto di TNT in Svezia, la Russia produrrà esplosivi in un nuovo impianto.

Swedish Ballistics (SweBal) è al lavoro per aprire il secondo stabilimento dell’Ue per la produzione di TNT di tipo militare, utilizzato nella produzione di proiettili, mine terrestri e granate. Una svolta importante, che sfrutta la corsa al riarmo dell’Europa. L’azienda spera di produrre 4.500 tonnellate all'anno entro la fine del 2027, sufficienti all'Europa per produrre circa 450 mila proiettili di artiglieria da 155 mm. Ma per ora, Joakim Sjöblom, il suo amministratore delegato, è impegnato a destreggiarsi tra le lungaggini burocratiche di Bruxelles e a compilare moduli per ottenere i permessi ambientali necessari alla costruzione dell'impianto.

Come evidenziato dal tabloid britannico, quasi ogni nuova costruzione richiede una documentazione impressionante, dalla direttiva sugli habitat alle emissioni di azoto e alla qualità dell’acqua. "È al limite del ridicolo" il j’accuse di Sjöblom: "Posso rispettarlo, ma i processi sono davvero adattati per una pace eterna. Quando il mondo cambia, anche i processi devono cambiare". E attenzione: l’ad di Swedish Ballistics non si dice contrario alle normative ambientali, anzi, ma ha tenuto a sottolineare.

La politica è sicuramente diversa rispetto a quella adottata dalla Russia di Vladimir Putin, che ha recentemente aperto una nuova fabbrica di esplosivi nella remota Siberia senza preoccuparsi minimamente della tundra artica che disturba. La capacità di Mosca di costruire e radunare un numero sufficiente di proiettili è stata fondamentale per i suoi successi sul campo di battaglia dall'inizio dell'invasione su vasta scala dell'Ucraina. E se fonti di intelligence occidentali e ucraine continuano ad affermare che le forze armate russe dipendono in gran parte dalle donazioni della Corea del Nord, l'emergere di nuove strutture per la produzione di munizioni è motivo di preoccupazione.

I numeri parlano chiaro: si stima che la produzione annuale di proiettili di artiglieria in Russia ammonti a circa cinque milioni di proiettili, sette volte la produzione annuale europea. Al ritmo attuale, le forze armate europee impiegherebbero un decennio per ricostituire le proprie scorte dopo un eventuale cessate il fuoco in Ucraina. E ancora: i produttori di artiglieria europei dovrebbero reperire 50 mila tonnellate di TNT per eguagliare la Russia.

L’Europa al momento dipende dalla Polonia per gli esplosivi di produzione nazionale necessari per costruire proiettili di artiglieria con standard Nato. Ma Nitro-Chem, il produttore polacco, non produce ancora abbastanza TNT per soddisfare la domanda. E così i produttori di armi europei sono stati costretti a rivolgersi a fornitori in Brasile e India, due membri fondatori del gruppo BRICS, dando potenzialmente al Cremlino la possibilità di bloccare le spedizioni di artiglieria in Europa. Una dipendenza che l’ad di Swedish Ballistics considera dannosa, senza dimenticare che l’aumento della produzione in Europa potrebbe placare Donald Trump, secondo cui l’Europa non fa abbastanza per difendersi. Sjöblom non ha dubbi: l’Ue deve rendersi conto della necessità di ignorare alcune delle sue normative green, soprattutto se desidera realizzare il suo piano di armo.

L'ASAP (Act in Support of Ammunition Production) dell'Unione mira a incrementare la produzione di proiettili di artiglieria e missili e promette di spingere gli Stati membri ad adottare procedure amministrative più semplici. "Quindi ci sono movimenti da Bruxelles che influenzano il modo in cui vengono rilasciati i permessi", ha spiegato Sjöblom.

I vincoli verdi hanno già acceso il dibattito in passato. Tra i critici troviamo il ministro della Difesa olandese Ruben Brekelmans, che qualche mese fa ha dichiarato: "Nei Paesi Bassi, alcune normative ambientali dell'Ue impediscono all'esercito di condurre esercitazioni e di espandere le nostre basi. E naturalmente l'ambiente è importante e dovrebbe essere protetto, ma Putin non si lascerà scoraggiare da un cartello che lo avverte che sta per entrare in una riserva naturale". Le norme sulle emissioni di azoto impediscono la costruzione di molti siti militari, oppure le aziende agricole – la principale fonte di emissione di questo gas – devono essere sacrificate nel tentativo di raggiungere le quote. Questo ha impedito al governo olandese di approvare i permessi per costruire le caserme necessarie per far crescere le sue forze armate da 74 mila a 200 mila unità. Nel frattempo, un giudice ha recentemente stabilito che carri armati e aerei da combattimento non possono essere utilizzati in alcune aree dei Paesi Bassi senza violare le norme.

La Commissione Ue starebbe cercando di alleviare il problema per le forze armate dei suoi membri concedendo maggiore flessibilità ai ministeri della Difesa. Tra i provvedimenti in fase di valutazione, la promessa di "consentire il rapido rinnovo dei permessi di costruzione e ambientali per i progetti dell'industria della difesa, designandoli come questione di interesse pubblico".

Ursula von der Leyen, presidente del governo europeo, ha recentemente dichiarato: "Non potrebbe esserci simbolo più forte e utilizzo migliore per quei fondi che rendere l'Ucraina e tutta l'Europa un luogo più sicuro in cui vivere".

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