L'anno complesso del centro che (forse) nascerà dopo le europee

Il timore di Meloni su Renzi «cavallo di Troia» e Tajani che lo rimbalza chiamando in causa «l’asilo Mariuccia». La partita di Calenda

L'anno complesso del centro che (forse) nascerà dopo le europee
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Sarà «un anno complesso», aveva detto Giorgia Meloni mercoledì 6 settembre durante il vertice di maggioranza a Palazzo Chigi. Una considerazione legata al confronto sulla legge di Bilancio e le poche risorse a disposizione, ma che inevitabilmente guardava anche alla lunga corsa verso le elezioni Europee di giugno. Una maratona di nove mesi destinata ad agitare non solo i delicati equilibri tra Fratelli d’Italia e Lega, ma anche un’area di centro in cerca di nuove simmetrie. Una partita che difficilmente si definirà davvero prima del voto per il Parlamento Ue, ma che potrebbe incidere non poco sulla convivenza dei partiti della maggioranza. In quella terra di mezzo - e per ora di nessuno- che è il centro, si muovono infatti forze che spingono sia dal centrodestra che dal centrosinistra. Nel tentativo di parlarsi e poi, magari, trovarsi. Il che, inevitabilmente, nel medio periodo finirebbe per incidere anche sul governo.

Non è un caso che Fdi abbia aperto sulla possibilità di abbassare la soglia di sbarramento per le Europee al 3%, così come il suggerimento recapitato da Meloni ad Antonio Tajani, invitato dalla premier a non farsi tentare dalle sirene di Matteo Renzi. Non che il vicepremier avesse dato segni di cedimento, anzi due giorni fa in Transatlantico ha escluso qualsiasi possibilità di intesa definendo l’agitazione di questi giorni «roba da asilo Mariuccia». La premier, però, ha voluto mettere in chiaro che un allargamento del perimetro alle elezioni Europee finirebbe dopo qualche mese per ricadere direttamente sul governo, trasformandosi in una sorta di cavallo di Troia. Se la lista Il Centro lanciata dall’ex segretario del Pd corresse in tandem con Forza Italia o con i cespugli del centrodestra, il passo successivo per Renzi non potrebbe che essere quello di bussare al portone di Palazzo Chigi, magari dopo aver votato due o tre provvedimenti del governo.

Insomma, è evidente che la partita al centro è destinata nel lungo periodo a rimescolare il quadro. Ed è per questa ragione che Meloni non può che auspicare che questo accada il più tardi possibile. Oltre a Renzi - che sta provando ad aggregare soggetti diversi che vanno dall’ex ministro dem Giuseppe Fioroni a Letizia Moratti, passando per Cateno De Luca gioca una partita per certi versi simile Carlo Calenda. Il leader di Azione alle prossime Europee correrà da solo (o in tandem con +Europa, ma pare che il veto di Emma Bonino sia categorico), ma in una prospettiva di lungo periodo potrebbe guardare anche a una collocazione nell’area del centro-destra. Da cui provengono esponenti di primo piano del partito di Calenda, a partire da Mara Carfagna, Enrico Costa e Maristella Gelmini.

Intercettata in Transatlantico, l’ex ministra per il Sud non parla volentieri di «alchimie politiche». Che hanno effettivamente pochissimo appeal, ma che nei prossimi mesi sono destinate a gettare le basi di quella che, magari dopo le Europee, inizierà ad essere un contenitore di centro.

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