
Non è solo un'affermazione provocatoria: è una diagnosi storica. Davvero il sistema liberale è sotto assedio? Al cuore, c'è la crisi della classe media, che stritolata dai costi (1/5 del reddito in media finisce in affitti o mutui, Eurostat 2023) non riesce più ad essere il perno della stabilità democratica e il motore sociale capace di trasmettere ai figli la cultura del merito, della conoscenza e della fiducia nelle istituzioni. La crisi ha generato risentimento, polarizzazione e perdita di fiducia. L'incoerenza morale delle élite e lo sbando educativo e culturale delle masse sono diventati un nemico interno senza divisa e senza bandiera. L'assedio è sia dal basso che dall'alto. L'accesso all'informazione si è ampliato, ma non la capacità critica. In molti contesti, l'algoritmizzazione dell'informazione ha rafforzato le bolle cognitive e indebolito la possibilità di formare un'opinione pubblica informata, pilastro del liberalismo classico. Così la democrazia, per legittimare un ordine internazionale, negozia con chi nega i suoi stessi principi, un corto circuito morale. In più, nelle democrazie troviamo nostalgie autoritarie che testimoniano il fallimento di memoria ed educazione politica. La Russia, abbandonato il comunismo, non ha rinunciato alla penetrazione strategica, meno ideologica e più tecnocratica. Esistono élite occidentali, formate o compromesse in un tempo ideologico, che occupano ruoli chiave e che, in tempi di guerra tiepida, possono ostacolare la tenuta del liberalismo per miopia o convenienza personale.
La crisi del liberalismo è anche la crisi dell'Europa perché il liberalismo europeo ha una radice più antica, profonda e colta. Negli Stati Uniti si è sviluppato come ideologia della frontiera, della libertà individuale assoluta e del pragmatismo. In Europa, invece, è nato nel crogiolo della filosofia, della politica, della tensione tra ordine e libertà e può offrire una versione più solida e umanista. Ma per rigenerarsi l'Europa ha bisogno di un racconto trainante con al centro un'idea all'altezza della sua Storia. Non solo «l'Europa di mercato», ma «l'Europa di destino e civiltà»: figlia di Atene, Roma, Gerusalemme, dell'Illuminismo e della libertà.
Non un territorio da gestire, ma un'eredità da incarnare, fatta di cultura, valori e confini. Non per escludere, ma per includere sé stessa nel mondo senza svanire. Una narrazione che smetta di concepire il presente come una colpa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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