
C'è la data che potrebbe decidere sull'immunità di Ilaria Salis: il 23 settembre, quindi martedì prossimo, la commissione Affari giuridici dell'Eurocamera (Juri) è chiamata a votare la revoca chiesta dall'Ungheria per i fatti di cui Salis è accusata a Budapest. Il voto di martedì sarà seguito, nelle settimane successive, da quello della plenaria ma già il 4 giugno gli eurodeputati di sinistra, verdi, socialisti e i liberali non avevano ritenuto le risposte del procuratore ungherese sufficienti a procedere con la revoca. Tuttavia, e il nodo è questo, le accuse a Salis sono antecedenti alla sua elezione, il che sarebbe sufficiente per considerare l'attivista - ora onorevole - scoperta dall'immunità, che ha lo scopo di proteggere i parlamentari nell'esercizio nelle proprie funzioni e non da accuse antecedenti. Almeno in teoria, visto che la discrezionalità decisionale resta al parlamento. Resa nota la data, Salis non ha perso tempo a pubblicare uno dei suoi accorati appelli ai colleghi affinché le venga garantito ancora il privilegio dell'immunità.
E l'ha fatto accusando ancora una volta l'Ungheria, Paese in cui nel 2023 Salis si è recata per partecipare a una contromanifestazione antagonista e in cui è accusata di aver aggredito dei manifestanti di segno politico opposto. "Sarebbe estremamente grave e irrazionale se la Commissione JURI e il Parlamento europeo si piegassero alle pulsioni vendicative di Orbán e di un governo illiberale e anti-europeista che, come lo stesso Parlamento ha più volte certificato, ha progressivamente smantellato lo Stato di diritto e le garanzie democratiche in Ungheria", ha scritto la parlamentare di Avs, candidata eletta a Bruxelles allo scopo di farla uscire dal carcere di Budapest. Per lei, quello ungherese è "un governo che, insieme ai propri alleati in Europa e con il sostegno occulto di forze autoritarie anche straniere, mira a estendere questo modello a tutto il continente. Confido che le pressioni dell’estrema destra sui settori più moderati non abbiano successo e che prevalgano le forze democratiche".
La revoca, cerca di convincere Salis, "non significherebbe affatto sottopormi a giustizia, ma consegnarmi a un processo-farsa orchestrato dal potere politico di un Paese autocratico dai tratti sempre più fascisti e oppressivi, dove a un’oppositrice politica è evidentemente negata ogni possibilità di giusto processo. Sarebbe, al tempo stesso, una grave e allarmante sconfitta per la democrazia europea e una violazione dei diritti fondamentali che devono tutelare ogni cittadino".
Ma secondo il regolamento europeo l'immunità è garantita solo a chi viene indagato per fatti compiuti durante il mandato . I Paesi possono rifiutare l'estradizione, com'è già successo ad altri antagonisti indagati da Budapest e sui quali pende un mandato di cattura internazionale, ma l'immunità parlamentare è un'altra cosa.