Europa

"La spunterò io". La partita della Meloni in Europa sul fascicolo migranti

Giorgia Meloni ha messo il tema dei migranti al primo posto nella lista delle priorità fin dal suo arrivo a Palazzo Chigi e ora che in Europa si gioca la battaglia più importante è pronta a far valere le sue idee

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Fin da quando ha preso posto a Palazzo Chigi, Giorgia Meloni ha messo il fascicolo dell'immigrazione tra le sue priorità. L'ha fatto in Italia ma, soprattutto, l'ha fatto in Europa, riaccendendo i fari su un tema che da troppo tempo era stato relegato sul fondo di qualche cassetto a causa della volontà della sinistra di non intervenire. Quello dell'esecutivo, in tal senso, non è un lavoro facile e sono numerosi gli ostacoli che il premier deve affrontare, soprattutto in Europa, per essere ascoltato e per ottenere risultati ma Giorgia Meloni sembra non essere intenzionata a non lasciare un solo metro sul terreno e ad andare allo scontro pur di far valere le sue idee.

"Siamo nella peggiore congiuntura sull'immigrazione, ma vi prometto che alla fine la spunterò io, trovando soluzioni strutturali", ha dichiarato parlando dal palco di Catania, dove è salita per lanciare la volata a sostegno del candidato sindaco di Catania, Enrico Trantino, durante un evento del centrodestra. I 27 Paesi dell'Unione europea sono impegnarti nella ricerca di un accordo che possa essere soddisfacente per tutti. Tra i principi cardine che sembrano entrare a far parte della discussione c'è il concetto di "capacità adeguata", inteso come possibilità di ogni Paese di ospitare i migranti, calcolato con parametri oggettivi, che terrebbe in conto, tra le altre cose, dei flussi in entrata e in uscita.

In Europa prendono forma anche il concetto di "tetto annuale massimo" per ogni Paese, definito in relazione alla "capacità adeguata" e di rafforzamento delle procedure di identificazione in ingresso. Capisaldi che garantirebbero una miglior gestione dei flussi e che, soprattutto, porrebbero le basi per rendere obbligatorio per tutti i Paesi appartenenti all'Unione europea il "principio di solidarietà". Da Bruxelles fanno sapere che il tutto è al momento ancora oggetto di discussione e che nulla è deciso. Ma si lavora per raggiungere risultati a breve termine. Quello che è stato escluso, anche davanti alle proteste di alcuni Paesi membri, è il "principio di ricollocazione obbligatoria".

Si lavora e ci si confronta per raggiungere un equilibrio tra solidarietà e responsabilità. L'obiettivo degli Stati membri è chiudere il lavoro legislativo prima della fine della legislatura nel 2024.

Per un alto funzionario Ue, chiudere questo dossier, che tra i più controversi ed è irrisolto dalla crisi migratoria del 2015, entro sei mesi "è fattibile", ma servirà "molta predisposizione al compromesso" da parte di tutti i Paesi.

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