La vittoria strategica

La nomina di Fitto nella Commissione europea è una vittoria anche per Giorgia Meloni

La vittoria strategica
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Raffaele Fitto è stato designato vicepresidente esecutivo del Parlamento europeo con deleghe di peso nonostante il lavorìo contro della sinistra italiana. È oggettivamente una vittoria di Giorgia Meloni, ma siccome non siamo allo stadio non è questione di assegnare medaglie bensì di ragionare di politica. Quello che sarà questa nuova Europa lo vedremo, quello che già oggi si può dire è che la destra italiana rompe un secondo tabù dopo quello della prima donna premier: contrariamente alla narrazione prevalente (e interessata) si sta dimostrando che può esistere, anzi già esiste, una destra di governo affidabile, autorevole e democratica che per la prima volta è ben accetta nel salotto buono di Casa Europa. In questo senso la nomina di Raffaele Fitto è probabilmente il più grande successo in carriera di Giorgia Meloni dopo il 25 settembre 2022, è qualche cosa che dà un senso e una direzione finalmente precisa a quella vittoria elettorale che avrebbe potuto dimostrarsi nei fatti casuale ed effimera. Invece non solo Giorgia Meloni sta dimostrando di saper governare un Paese grande e complicato come l'Italia, ma il progetto di un cambiamento in senso conservatore cardine dell'azione del suo governo e della sua coalizione pare avere buone fondamenta, come dimostrato anche dalle parole di stima espresse solo ieri l'altro dal primo ministro del Regno Unito Keir Starmer, uno dei leader della sinistra europea. Parafrasando Elly Schlein che disse di se stessa che non l'avevano vista arrivare, di Giorgia Meloni si potrebbe dire che non l'hanno vista partire. Nel senso che l'opposizione politica e mediatica in questi due anni ha perso tempo ed energie a rivangare il passato, a intrufolarsi nel letto di un ministro, a supportare magistrati spregiudicati a caccia di scoop giudiziari.

Una gigantesca distrazione che le ha impedito di stare sul pezzo, di prendere contromisure efficaci al fatto che nel frattempo la premier e il suo governo stavano tessendo una rete di rapporti e di azioni per portare la destra italiana fuori da quel recinto dove i più la pensavano relegata a vita. Per le sinistre ora provare a chiudere le stalle potrebbe rilevarsi tardivo e quindi inutile.

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