Fine dei misteri, alle 12.30 si sollevano i veli su Expo. A Palazzo Reale, (finalmente) sede della società che gestisce l’evento dopo le liti furibonde tra istituzioni e partiti, viene presentato il masterplan del sito, ossia cosa ci sarà esattamente a Rho-Pero, sull’area che nel 2015 ospiterà l’esposizione e - l’augurio di chi scommette dall’inizio sulla sfida - 29 milioni di visitatori in sei mesi. Un progetto più sobrio, ma comunque d’impatto. Meno sfarzo, più «natura». Sparita non solo la torre alta 200 metri, il simbolo dell’area abbandonato già il giorno dopo la vittoria su Smirne, ma anche le vie d’acqua. Padiglioni più flessibili e leggeri, in vetro e metallo invece del cemento, facilmente smontabili dopo l’evento: questione di eco-compatibilità, si dice, ma soprattutto di costi. Per questo verranno usati in parte anche quelli della Fiera. Non ci sarà la M6, lo sdoppiamento della «rossa» da Pagano verso la fiera. Il nuovo simbolo diventa la tavola virtuale lunga 2,5 chilometri, che verrà imbandita dai Paesi con le loro colture e abitudini alimentari. «Nutrire il pianeta, energia per la vita» è il tema di Milano 2015. Un boulevard che parte dalla vela di Fuksas collegherà per un chilometro piazza Expo a piazza Italia, lungo la passeggiata - riparata da una vela che protegga dalla pioggia e dal sole - un numero (contenuto) di padiglioni, un anfiteatro, l’auditorium, spazi verdi. A occhio, un progetto rivisitato e corretto decisamente al ribasso. Meno costoso visti i tempi di crisi ma suggestivi e, dicono i suoi sponsor, più in linea col tema dell’alimentazione, per molti Paesi è una conquista, e non ha bisogno di sfarzo. Sarà come una grande isola circondata dall’acqua, lungo il perimetro i visitatori potranno fare giri in barca. Ci sarà un orto botanico planetario: serre assegnate ai Paesi per ricreare i loro microclimi e far assistere al processo di crescita delle coltivazioni, da quelle del deserto a quelle delle zone più umide del mondo: resterà alla città anche dopo Expo per altre iniziative. Uno dopo l’altro sindaco, governatore e l’ad Lucio Stanca hanno giurato ieri che il piano, prodotto dalla consulta di 5 architetti internazionali coordinati da Stefano Boeri, «non è stato ridimensionato». Sono usciti tutti soddisfatti dall’anteprima offerta ieri ad Arcore al premier Silvio Berlusconi. Dopo la presentazione avrebbe dato ai rappresentanti delle istituzioni Letizia Moratti, Roberto Formigoni, Guido Podestà, al presidente della Camera di commercio Carlo Sangalli e Stanca un sostanziale via libera politico: «Mi sono chiesto: se fossi un cittadino e un imprenditore normale, andrei a vedere com’è? E la risposta è sì». La riunione è andata «molto, molto, molto bene» conferma Stanca. Ridimensionamento «Non esistono piani B». Smentisce problemi di fondi e un progetto low profile anche Formigoni: «É di grande qualità, nessun ridimensionamento, prosegue come avevamo annunciato mesi fa». Versione che conferma quella del sindaco-commissario per Expo - «non ci sono nodi sui fondi, nessun ridimensionamento» - e la Moratti sottolinea che dopo la partenza al rallentatore ora «la macchina ormai funziona, perché ci sono le persone giuste nei posti giusti, c’è un ordine che si vede anche nella tempistica dei lavori». Al vertice anche Sangalli, segno che la città ha tutte le intenzioni (e gli interessi) di coinvolgere le imprese.
E assicura che «già ora una su 10 è pronta a partecipare con investimenti, e una su 5 può farlo in concreto alla realizzazione delle opere. Nei prossimi giorni via a tavoli con le imprese». Del resto, conferma il presidente della Provincia Podestà, «il motore di sviluppo acceso dall’Expo sta già girando non solo a Milano ma anche in tutto il milanese».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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