MilanoE alla fine il signor Eusebio lha avuta vinta. Lui, lEusebio, ha le finestre su uno dei tanti punti caldi della movida milanese. Non sta in via Vetere, non sta all'Arco della Pace, si badi, nelle trincee delle notti brave meneghine: sta in una stradina tranquilla dietro piazza Medaglie dOro, a Porta Romana. Lì sotto, a turbare i sonni dellEusebio, basta un pub che va da anni per la maggiore: il «Pogue Mahones», tutto Guinness e legni scuri. Le birre e le chiacchiere dai banconi del pub tracimano sul marciapiede di via Salmini. E da lì nelle orecchie dellEusebio, che dorme (o vorrebbe dormire) proprio lì sopra.
Il lungo braccio di ferro dellinquilino contro il pub è finito davanti al Tar. Ed il Tar ha dato ragione allEusebio, e al Comune di Miano che nel frattempo era sceso in campo anchesso: infliggendo al pub una sanzione poco più che simbolica - un giorno di chiusura - ma forse dissuasiva.
É una sentenza importante, quella conquistata dal signor Eusebio: perchè i giudici hanno stabilito che il padrone di un locale è responsabile non solo di quello che accade tra le sue mura, ma anche di come si comportano i clienti fuori, sulla strada, quando per tirare una boccata daria o per fumarsi una sigaretta escono col boccale in mano. Se chiacchierano a voce troppo alta, dice il Tar, la colpa ricade sui gestori: che hanno, si legge testualmente nella sentenza, una «posizione di garanzia», ovvero non possono lavarsi le mani di quel che accade fuori dalle loro vetrine. Non basta insonorizzare i muri, dice il Tribunale amministrativo. Bisogna anche insegnare, o imporre, la buona educazione.
Contro i rumori provenienti dal pub, il signor Eusebio aveva fatto anche un esposto allArpa, lagenzia regionale per lambiente. «I proprietari del locale - si legge nella sentenza - avevano provveduto ad opere di risanamento acustico tanto che in occasione degli ultimi controlli si era rilevato che il rumore superiore alle soglie di tollerabilità era la conseguenza del vociare degli avventori che stazionavano di fronte alla porta del locale. La società aveva fatto affiggere dei cartelli allinterno del locale per far presente a tutti i clienti il divieto di consumare le bevande fuori del locale ed aveva anche assunto del personale della security per cercare di ottenere un comportamento più consono da parte degli avventori che continuassero a stazionare parlando ad alta voce fuori del locale».
Ma il chiasso sul marciapiede era continuato. E lEusebio - che deve essere un tipo non facile alla rassegnazione - ha chiamato di nuovo lArpa. E i tecnici dellArpa accertavano che «la prescrizione imposta qualche mese prima veniva disattesa essendovi in permanenza durante lapertura del locale persone che bevevano allesterno del locale».
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