Per far piangere il Pdl alla sinistra restano solo le fialette urticanti

Al comizio finale di Scajola una decina di simpatizzanti lievemente intossicati

L’ultimo bagno di folla lo fanno all’ora dell’aperitivo i candidati a Camera e Senato del Popolo della libertà. Guidati da Claudio Scajola salutano i genovesi che in queste settimane gli hanno visti, sotto diverse vesti, girare sui mercati, per le strade, nelle piazze.
L’ultimo appuntamento è quello che raduna tutti, che fa incontrare le tre anime che si sono unite nel progetto del partito unico voluto da Berlusconi e Fini: Forza Italia, An, Lista Biasotti. In Galleria Mazzini risuona l’eco della parole del leader ligure Claudio Scajola per dare l’ultima spinta all’elettorato e tra lo scrosciare di applausi, lo scherzo di qualche bontempone che cerca di rovinare la festa. Una fialetta urticante viene sparsa tra la folla sotto il palco dove diverse persone cominciano a tossire, altre a piangere. L’effetto è di pochi minuti e tutto riprende come se nulla fosse accaduto.
Anzi, Scajola sprona Genova a darsi una svolta, seguito dal battimani della gente: «Abbiate il coraggio di uscire dalla gabbia della sinistra che ha fatto retrocedere Genova- tuona -, il mio appello è rivolto a quelli a cui non piacciono Scajola, Biasotti o Musso perché anche loro trovino la forza di andare oltre alle nostre facce e decidano di investire sul progetto che stiamo portando avanti».
I palloncini tricolore fanno da sfondo alla platea che segue il comizio mentre di spalle a Scajola la gigantografia dello stemma «Popolo della libertà- Berlusconi presidente», ricorda l’unico simbolo utile del centrodestra: «Ringrazio gli amici dell’Udc ligure che hanno avuto il coraggio di uscire dal partito: è Casini che è andato via non voi- prosegue l’ex ministro-. Ma ringrazio anche Susy De Martini e i liberaldemocratici che ci hanno appoggiato in questa battaglia». Nell’elenco dei ringraziamenti l’ex ministro non dimentica i tanti volontari «che da questo inverno hanno cominciato questa lunga cavalcata elettorale».
Sotto il palco si accalcano i candidati alla Camera e al Senato a cui viene passata la parola da Claudio Scajola che diventa un vero e proprio presentatore: «Sei così bravo che ti daranno il Festival di Sanremo al posto di Baudo», scherza Giorgio Bornacin.
Prima però è il turno delle donne, di quelle che si sono messe in lista pur sapendo di non avere speranza di uscire, come Chiara Costigliolo e Roberta Bergamaschi, e di quelle che saranno in Parlamento come Raffaella Della Bianca, Fiamma Nierenstein e Gabriella Mondello.
La platea la infiamma Gianni Plinio, si vede che la sua scuola è quella di Giorgio Almirante. Saluta Scajola come nuovo ministro poi attacca: «Siamo i genovesi migliori, quelli che non si arrendono, dobbiamo far sventolare il Tricolore anche su Genova». La folla lo acclama e lui va giù come una lama calda in un panetto di burro: «Questo voto deve essere l’avviso di sfratto per l’ex compagno Claudio “Gerundio“, guai a nominarlo. Tra poco gli daremo la possibilità di trovare il tempo per farlo tornare a scuola guida».


Parlano anche Sandro Biasotti ed Enrico Musso con il professore che attacca direttamente Veltroni, «parla di 1.000 euro di salario minimo, 2.500 euro di bonus bebè e 100 campus universitari. Si deve essere fatto della roba molto buona». Candidati carichi, ora la palla passa agli elettori.

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