Farmaci e terapie

Apnee notturne, identificata una nuova potenziale terapia

Non potranno beneficiare delle nuove terapie le persone che vivono ad altitudini elevate e coloro che soffrono di malattie polmonari

Apnee notturne, identificata una nuova potenziale terapia

Tra i disturbi del sonno quello delle apnee notturne è senza dubbio il più fastidioso. Esso consiste nell'ostruzione delle vie aeree superiori durante l'inspirazione, quando i muscoli localizzati posteriormente alla gola si rilassano. Ciò si traduce in una riduzione o nell'arresto temporaneo del flusso di aria nei polmoni. Diversi i fattori di rischio: obesità, assunzione di farmaci rilassanti del sistema nervoso centrale, anomalie mandibolari, ingrossamento della lingua, ipertrofia delle tonsille e delle adenoidi. Secondo gli scienziati della Johns Hopkins Medicine le proteine dei canali specializzati sono potenziali bersagli terapeutici delle apnee notturne e di simili problematiche respiratorie in pazienti obesi. Lo studio, condotto dalla dottoressa Lenise Kim, è stato pubblicato su The Journal of Physiology.

La proteina, un canale cationico noto come TRPM7, si trova nei corpi carotidei, piccoli organi sensoriali nel collo che rilevano i cambiamenti di ossigeno e di anidride carbonica e alcuni ormoni, ad esempio la leptina. Le proteine TRPM7 aiutano a trasportare e a regolare il flusso di molecole caricate positivamente all'interno e all'esterno dei corpi carotidei. I ricercatori sono giunti alla conclusione che TRPM7 ha un ruolo nella soppressione della respirazione nei topi obesi affetti da apnee notturne. Queste ultime possono essere alleviate dall'uso di dispositivi a pressione positiva continua (CPAP), ma spesso il trattamento è poco tollerato.

Le apnee notturne e i cambiamenti della ventilazione

Utilizzando l'RNA silenziante, il team ha eliminato il gene responsabile della produzione della proteina del canale TRPM7, riducendo il numero di codesti canali nei corpi carotidei dei roditori obesi. Gli animali sono poi stati sottoposti a uno studio del sonno durante il quale sono stati osservati i loro schemi respiratori e i livelli di ossigeno nel sangue. Nelle cavie con TRPM7 bloccato gli studiosi hanno notato grandi differenze nei tassi di ventilazione al minuto. Per la precisione si è registrato un aumento del 14% della ventilazione, ovvero 0,83 millilitri di aria al minuto.

Tali dati rappresentano un significativo miglioramento della ventilazione rispetto ai roditori con TRPM7 e una conseguente riduzione delle apnee notturne. Inoltre gli scienziati hanno scoperto che l'incremento della ventilazione negli animali privi di TRPM7 non era associato ad un aumento dei livelli di ossigeno. Il team quindi, esponendo le cavie ad ambienti ipossici, ha notato che sebbene la ventilazione fosse salita del 20%, i livelli di ossigeno erano diminuiti.

Servono ora ulteriori approfondimenti, anche se si può ipotizzare che i trattamenti progettati per ridurre o cancellare TRPM7 nei corpi carotidei potrebbero essere una nuova frontiera terapeutica per tutte le persone che soffrono di apnee notturne.

Tuttavia queste pratiche non sarebbero attuabili per i soggetti che vivono in ambienti a basso contenuto di ossigeno (altitudini elevate) o per coloro che sono affetti da malattie polmonari.

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