L’influenza stagionale torna a far parlare di sé con numeri in forte crescita e caratteristiche diverse rispetto agli anni passati. A contribuire all’aumento dei contagi è soprattutto la cosiddetta variante K del virus influenzale A/H3N2, un ceppo più contagioso che mostra una parziale capacità di eludere l’immunità garantita dai vaccini attualmente disponibili. Il risultato è un’impennata di casi che sta mettendo sotto pressione il sistema sanitario.
Secondo i dati più recenti, nell’ultima settimana in Italia oltre 816 mila persone sono state colpite da infezioni respiratorie acute, con un incremento di circa 100 mila casi rispetto alla settimana precedente. Numeri che segnalano un’accelerazione netta della circolazione virale.
Una variante diversa da quelle coperte dal vaccino
L’Istituto Superiore di Sanità spiega che la variante K presenta diverse mutazioni aminoacidiche rispetto ai ceppi inclusi nel vaccino antinfluenzale per l’emisfero settentrionale. Questo significa che il virus riesce, almeno in parte, a “sfuggire” alla risposta immunitaria indotta dalla vaccinazione.
Tuttavia, i dati raccolti finora offrono anche un elemento rassicurante, non si osserva un aumento della gravità clinica della malattia. Le forme più severe non risultano più frequenti rispetto alle stagioni precedenti e le stime preliminari indicano che i vaccini continuano a svolgere un ruolo importante nel ridurre il rischio di ospedalizzazione, anche se non è ancora possibile quantificare con precisione l’efficacia nel prevenire i sintomi.
Cos’è la variante K e perché preoccupa
Il ceppo A/H3N2, noto come variante K, è emerso nei mesi scorsi e ha già avuto un impatto significativo nell’emisfero Sud, dove la stagione influenzale si è protratta per almeno un mese in più rispetto alla norma. Lo conferma un’analisi pubblicata su Eurosurveillance, rivista dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC).
Non si tratta di un evento senza precedenti. Episodi simili si sono verificati anche in passato, come nel 2019, quando una nuova variante dell’H3N2 rese più complessa la scelta del ceppo da inserire nel vaccino. Questa volta, però, l’effetto è stato particolarmente evidente: più casi, circolazione prolungata del virus e strascichi fino a novembre inoltrato.
Un altro elemento di novità riguarda il profilo degli ammalati. L’età media dei contagiati si è abbassata di circa cinque anni, segno che il virus sta colpendo con maggiore frequenza fasce di popolazione solitamente meno coinvolte.
Quando è atteso il picco in Italia
Secondo l’infettivologo Matteo Bassetti, il momento più critico deve ancora arrivare. "Il picco sarà probabilmente tra la prima e la seconda settimana di gennaio – spiega – con un forte impatto sugli ospedali e moltissime persone costrette a casa. Sarà una fase complessa, da affrontare con una gestione collettiva e responsabile".
Antibiotici, perché non servono
Uno degli errori più comuni è il ricorso agli antibiotici. Bassetti ribadisce un concetto fondamentale: gli antibiotici non agiscono contro i virus, ma esclusivamente contro i batteri. I virus influenzali sono strutturalmente molto più semplici e non possono essere colpiti da questo tipo di farmaci, il cui uso improprio contribuisce solo allo sviluppo di resistenze.
Sintomi più lunghi del solito
Un’altra caratteristica di questa stagione è la durata prolungata dei sintomi. "Quest’anno – sottolinea Bassetti – molte forme influenzali arrivano a durare 7, 8 o persino 9 giorni". Un decorso più lungo che può generare preoccupazione, ma che rientra nelle caratteristiche di questa variante.
Anche la febbre può seguire un andamento particolare. "Spesso si osserva un doppio picco – spiega l’infettivologo -una prima fase con febbre molto alta, anche oltre i 39 gradi, seguita da un miglioramento temporaneo. Successivamente, però, può verificarsi una nuova risalita della temperatura".
Alimentazione e comportamenti corretti
Durante la malattia è consigliabile seguire un’alimentazione semplice e leggera. "Meglio cibi facilmente digeribili e bevande come le spremute d’arancia – suggerisce Bassetti – per non affaticare ulteriormente l’organismo".
Tra gli errori da evitare c’è anche l’uso scorretto dei farmaci antipiretici. Il paracetamolo, ad esempio, non va assunto a orari fissi: "Si prende solo quando la febbre supera i 38–38,5 gradi, non in modo automatico".
Come curare l’influenza
Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, la parola chiave è automedicazione responsabile. "Si possono utilizzare farmaci sintomatici come paracetamolo, ibuprofene o acido acetilsalicilico per attenuare i disturbi, senza eliminarli del tutto. È importante seguire l’evoluzione della malattia, evitare gli antibiotici e consultare il medico se dopo 4-5 giorni non si osserva un miglioramento".
Vaccini: cosa sappiamo davvero
Sul fronte vaccini, Pregliasco chiarisce che non esistono evidenze che dimostrino una perdita completa di efficacia: "Per questo è comunque opportuno vaccinarsi". Bassetti aggiunge una precisazione importante: "È possibile che il vaccino sia meno efficace contro la variante K dell’H3N2, ma resta fondamentale nel proteggere dalle forme più gravi. Chi è vaccinato difficilmente finisce in rianimazione o va incontro a esiti fatali".
I ricercatori europei, nel loro ultimo rapporto su Eurosurveillance, segnalano una lieve riduzione della protezione vaccinale, che avrebbe contribuito alla stagione influenzale più lunga osservata nell’emisfero Sud.
Alla luce della rapida diffusione registrata in Paesi come Australia e Nuova Zelanda, gli esperti avvertono che il virus potrebbe continuare a espandersi anche nell’emisfero Nord, invitando i sistemi sanitari a prepararsi a un possibile aumento della pressione ospedaliera.