Fatturati in aumento nel sociale

da Milano

«Difenderemo con

intransigenza le cooperative dagli apprendisti stregoni»: così Luigi Marino, presidente di Confcooperative, affronta alla 32ª assemblea annuale il futuro della cooperazione, una realtà a cui si deve oltre il 7% del Pil e dove l’occupazione è aumentata del 20% tra il 2001 e il 2005. Un movimento che vede Confcooperative - nata nel 1919 ispirandosi alla dottrina sociale della Chiesa - leader tra le associazioni di rappresentanza, grazie a un fatturato di oltre 54 miliardi, banche di credito cooperativo comprese. Ma anche escludendo queste ultime, dal 1996 al 2005 Confcooperative è cresciuta del 141,28% nel fatturato aggregato (passato da 20 a 48,37 miliardi) e del 110,77% negli occupati. Nessun problema di «quote rosa»: un socio su tre è donna e sette su dieci sono sotto i 50 anni, a testimonianza di quanto questo modello d’impresa basato sulla solidarietà e sulla democrazia economica affascini soprattutto i giovani. In particolare, Confcooperative rappresenta il 60% delle coop impegnate nel settore sociale. Ed ecco perché Marino sottolinea che «se errori sono stati commessi, non si deve sottoporre tutta la cooperazione a una purificazione distruttiva né a processi di omologazione capitalistica».

Il presidente di Confcooperative propone quindi al governo una «tabella di marcia» in cinque punti: completare la disciplina del gruppo cooperativo; riportare la disciplina dei confidi nel diritto cooperativo generale; disegnare un mercato ad hoc per i titoli cooperativi; adattare il sistema dualistico al valore della partecipazione del socio; aggiornare funzioni e composizione dell’organismo consultivo presso il ministero.

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