Per favore non fateci morire democristiani

Non si sa ancora come sarà la squadra di Alfano. L’unica cosa certa è che da qualche parte sulla maglia avrà uno scudocrociato

Non si sa ancora come sarà la squadra di Alfano. L’unica cosa certa è che da qualche parte sulla maglia avrà uno scudocrociato. Quella del Pdl è la sto­ria di un figlioccio che si allontana dal padre per ritrovare una sua identità e di un padre che non riesce a vedere la strada del figlio. La trova sbiadi­ta, incerta, scritta con una forza diversa rispetto a quella a cui lui, il padre, era abituato. È una storia che molte famiglie prima o poi vivono. Solo che il Pdl è un partito e tutto diventa più difficile,soprat­tutto se intorno ai due protagonisti c’è molta gen­te che ha paura, in ansia per il proprio futuro. Berlusconi sta cercando un’ultima magia per non lasciare alla sinistra tutte le carte del mazzo. Senza di lui l’unica alternativa solida sarebbe Grillo, con i suoi vaffa e il vantaggio di presentarsi come il fuori Casta che fa saltare il banco. Quello che insomma il Cavaliere vede è un Pdl quasi spacciato. Salvo miracoli.

Alfano probabilmente non crede ai miracoli. Non ha vissuto quello del ’94 e poi i tempi sono diversi. A cosa si affida? Al partito. Convinto che ci sia una classe dirigente da non resettare. Al par­tito se batte un colpo in Sicilia. Al partito se il Pdl accetta di indossare un loden verde, una spruzza­ta di austerità e parole sempre buone come cen­tro e moderati, magari con la bandiera del Ppe. La soluzione è bussare alla porta di Casini, riceve­re lezioni dal professore Buttiglione, che proprio ieri ha dettato le quattro condizioni per dialoga­re con i moderati di Alfano, e tutti insieme scende­re in campo per lo zero a zero, senza disdegnare una sconfitta non drammatica. L’obiettivo in­somma è restare in gioco. Berlusconi, per caratte­re, è un’opzione che non riesce neppure a conce­pire. Ha sempre giocato per vincere. Ed è quello che vorrebbe fare anche stavolta, magari scom­mettendo sull’ennesimo suicidio della sinistra (cosa non impossibile).

Ma perché Alfano punta su Casini? Per affinità culturale, per i tecnici, perché non vede altri alle­ati in giro e soprattutto per il voto cattolico ( con la benedizione dei vescovi) ancora non assegnato. La scommessa è valutare se questo voto va pro­prio lì e quanto ancora pesa. Nel dubbio a Nor­cia, a casa di San Benedetto, si parla di valori, di manifesti neo-con,di etica e si respira un po’ d’in­censo da sagrestia.

Tutti lì, ex An, post liberali, eterni socialisti, quelli di destra e quelli di centro. È la nuova casa che sa di antico. È la strada di Alfa­no. Magari è l’unica che ha trovato.Certo che do­po vent’anni fa un po’ strano vederli tutti lì a mori­re democristiani.

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