Fermare il treno in corsa beffa gli allevatori di trotto

Fermare il treno in corsa beffa gli allevatori di trotto

Farò mia una brutta, ma efficace espressione mutuata dal lessico sindacale, per commentare i contenuti della conferenza stampa del commissario Unire Guido Melzi, spalleggiato dal ministro delle Politiche agricole Paolo De Castro (e, questa è la cosa che più mi sorprende): è stata fatta della macelleria allevatoria. Per un allevatore che ha tirato su un cavallo in un determinato regime allevatorio, il quale prevede alla nascita e per tutta la carriera di corse di questo soggetto una riserva a favore dell’allevatore del 20% delle somme vinte in carriera, è inconcepibile che tutto ciò possa essere cancellato solo perché è stato deciso in una conferenza stampa. Il cosiddetto premio all’allevatore è equiparabile al diritto d’autore che garantisce una riserva per un determinato numero di anni a favore dell’autore di una cosiddetta opera dell’ingegno, disciplinata nel nostro ordinamento giuridico, nel nostro caso regolamentata dal Regolamento delle corse. Non si possono modificare le regole in corsa. Il commissario ha mostrato una certa insofferenza nei confronti degli interventi (e che interventi!) censori da parte della giustizia amministrativa, alla quale ritengo si dovrà ricorrere per porre rimedio alle novità «minacciate».
Riporto un commetto del presidente dell’Associazione degli allevatori del trotto, Roberto Brischetto, tratto dal quotidiano ippico: «È una svolta epocale, finalmente un provvedimento che punta davvero sulla qualità e lo condivido in pieno». Sono allibito nel leggere questa dichiarazione, forse il presidente dell’Anact ha confuso l’Associazione degli allevatori con un club privato o di perditempo, molto più probabilmente non si è reso conto di quello che ha detto. Senza il buon gusto peraltro di precisare che sono sue dichiarazioni personali.
Vediamo quanto sarebbe sottratto agli allevatori, ove questa improvvida iniziativa (della non corresponsione del premio all’allevatore per corse differenziate o matinè), andasse in vigore, salvo gli auspicabili interventi della magistratura amministrativa, a difesa di un diritto conculcato, dal momento che non ci sono allevatori di serie A e B, ma allevatori lo sono quelli che vincono il Derby e anche quelli che vincono un matinè: sui capitoli di spesa del bilancio 2007 dell’Unire le matinè (o differenziate), del trotto costano 12 milioni di euro, il che vuole dire che ad una determinata fascia dell’allevamento mancheranno 2 milioni 400mila euro, quasi cinque miliardi di lire! Aggiungo che il settore galoppo ha a suo carico matinè per soli due milioni di euro. Come è possibile subire da parte degli allevatori del trotto ingiustizie palesi del genere senza reagire, senza difendersi? Da qui la mia meraviglia per la presenza e l’avallo del ministro Paolo De Castro ad una politica che penalizza pesantemente la fascia più debole degli allevatori.


I pessimi risultati delle aste di trotto annuali, termometro della situazione, svoltesi a Milano, con una diminuzione reale del fatturato che si aggira attorno al 25-30%, si commentano da soli. E l’improvvida iniziativa di programmare aste per quattro giorni di seguito, non ha certamente aiutato.
*Consigliere dell’Anact (Associazione nazionale allevatori del cavallo trottatore)

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