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Ferragosto a Milano

La parola d’ordine è: si può fare. Purchè il Ferragosto a Milano non sia subìto come una catastrofe inesorabile ma interpretato con filosofia, spirito d’avventura e una buona dose di creatività. Del resto, il mezzo gaudio riguarda, stando alle statistiche, almeno 800mila persone e non certo solo badanti, latinos e portinai rassegnati alla lucidatura dei citofoni. Anzi, quest’anno sarebbero ben 130mila in più (rilevamenti dell’Amsa) gli abitanti che - per una ragione o per l’altra - trascorreranno la tradizionale pausa di mezz’Agosto a casa.
Certo, ci sono anche i turisti (per la verità un po’ soli e incavolati, tra saracinesce tristemente e inesorabilmente abbassate e ristoranti «fantasma» che negano il piacere di una cena rilassante e rilassata dopo una giornata spesa a scarpinare) i quali, sempre secondo le stime del Comune, sarebbero aumentati del 10 per cento.
Lo scenario, del resto, era già ben chiaro e delineato a inizio settimana, all’indomani cioè dell’ultimo weekend col bollino rosso e nero. In un’atmosfera resa surreale dalla definitiva serrata dei negozianti (cinema compresi, ahimè), da alcuni giorni le passeggiate diurne e serali sono semianimate da una tribù sempre meno glamour ma più consapevole della propria stanzialità, con la rara apparizione di qualche portatore di troll in arrivo o in partenza. Non tutti, sia ben chiaro, hanno scelto di restar sotto la Madonnina per le stesse ragioni. C’è chi aspetta tempi e portafogli migliori; chi non ha mai potuto smettere di lavorare o le vacanze le ha già fatte prima oppure le ha in programma per il più dolce settembre, e chi le vacanze sotto l’ombrellone non se la può proprio più permettere.
Oggi, però, è Ferragosto, dal latino Feriae Augusti ovvero riposo di Agosto, e chi resta provi comunque a far festa, non si sa mai. Le nostre piscine, è vero, non invogliano più di tanto, come abbiamo avuto modo di raccontarvi nei giorni scorsi proprio su queste pagine (ps: chissà perchè i milanesi non se ne meritano almeno una decente); ma chi non se la sente di tuffarsi all’Idroscalo e teme la gita fuoriporta, può pur sempre approfittare per un piccolo «bagno» di cultura. Se i concertoni, infatti, sono terminati (ma per l’anno prossimo il Comune ha promesso amplificatori accesi anche ad agosto, visto il successo delle proposte di luglio e della prima parte di questo mese), tutti aperti o quasi gli spazi espositivi anche in versione serale (leggi Triennale), mentre chi spera in un po’ di musica o in un buon film può pur sempre contare sui botti ferragostani delle rassegne più irriducibili, da «Latinoamericando» ad «Arianteo» a «Voci della città».
Senza contare i locali più modaioli, che - diversamente da quanto accadeva solo fino a qualche tempo fa - rilanciano la carta agostana, rivaleggiando con gli omologhi tipicamente estivi delle spiagge tirreniche e adriatiche.


Comunque, piaccia o no, questo offre il convento e occhio a lamentarsi perchè, come direbbe Mel Brooks, potrebbe andar peggio. Potrebbe piovere. Il che, tutto sommato, non guasterebbe, almeno per le temperature che a dir la verità, in quest’estate «alla milanese», non hanno mai raggiunto quote tropicali.

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