Ferrovie locali, il fascino di una volta

Arrivi alle Fnm: dai primi del ’900 a oggi gli orari sono migliorati solo di dieci minuti

Alta velocità e treni di ultima generazione. Non passa giorno senza che vengano proposti modelli all’avanguardia in grado di ridurre drasticamente la durata dei viaggi su rotaia. Per i convogli utilizzati dai pendolari, però, il tempo sembra essersi fermato. O, per lo meno, non aver accelerato troppo: dai primi decenni del Novecento la velocità di molti treni regionali e interregionali che portano a Milano è rimasta pressappoco la stessa. Tolti pochi casi felici come quello della linea Milano-Mantova (quasi un'ora in meno di viaggio) in genere il miglioramento dei tempi di percorrenza non supera infatti i dieci minuti. I treni che dal capoluogo lombardo portano a Varese, poi, impiegano 53 minuti come nel 1930, mentre sulla linea Milano-Como la velocità è addirittura diminuita: da 63 a 60 Km/h. Negli anni Ottanta, per la verità, qualche miglioramento c’era stato: una tratta come la Milano-Brescia, per esempio, aveva portato i suoi tempi di percorrenza da poco più di un’ora a 46 minuti. Peccato che poi questa velocità (ben 108 Km/h) sia stata riservata ai viaggiatori di Eurostar e Intercity, a prezzi decisamente superiori. Restano un ricordo legato ai tempi della «Milano da bere» anche gli orari notturni che consentivano ai pendolari di godersi fino a tardi i divertimenti della città.

Nel 2008, infatti, gli ultimi treni da Milano per centri come Lodi, Piacenza e Pavia sono stati anticipati di almeno un’ora e di rado oltrepassano la mezzanotte. Peggio ancora è andata a mantovani e valtellinesi: alle otto e un quarto tutti casa.

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