Garantiva di «voler tagliare» le spese. Assicurava che mai avrebbe «investito in propaganda con il denaro pubblico». E sul notes dei cronisti - che lo seguivano nella sua campagna elettorale - virgolettava: «Noi non faremo come la signora Colli...». Ultime parole famose buttate in faccia al pensionato, allo sfrattato, al drop out di quartiere e pure alle massaie di Quarto Oggiaro. Due anni e mezzo dopo, Filippo Penati si fa il «suo» tabloid con i soldi del contribuente.
Tabloid da un milione di copie «ciascun numero», otto pagine a colori e quattro diverse edizioni, «con articoli dedicati a una delle quattro zone della Provincia di Milano indicate dallufficio stampa». Dati del nuovo periodico che ogni 45 giorni sarà recapitato «direttamente nella cassetta delle lettere» di un milione di residenti a Milano e nellhinterland. Costo delloperazione? Un milione e 39mila euro, Iva esclusa, di cui «735mila per la pubblicazione di sedici numeri e 304mila per la pubblicazione di eventuali allegati».
A gestire questiniziativa giornalistica è Franco Maggi - portavoce del presidente, ex Unità - che, nella determina dirigenziale (n.46/2007) da lui stesso firmata in qualità di direttore del settore comunicazione di Palazzo Isimbardi, rimarca come «il nuovo periodico dellamministrazione» sarà «dedicato in particolare allattività del Presidente e della Giunta». Come dire: otto paginette dove, ça va sans dire, non sono previste critiche alloperato di Penati e a quello dei suoi assessori. E, sorpresa, quelli di Palazzo Isimbardi per essere certi della bontà politica del corpo giornalistico hanno messo nero su bianco un dettaglio anche nel «capitolato speciale di appalto per lesecuzione del servizio di realizzazione, redazione, impaginazione, stampa, raccolta pubblicitaria e distribuzione di un periodico provinciale».
A pagina 5 del capitolato si ordina allaggiudicatario del periodico - le società Satiz srl e Stige spa, entrambe di Torino - di comunicare «preventivamente alla Provincia» lelenco dei «nominativi dei giornalisti che collaboreranno con lappaltatore per la realizzazione del periodico», giornalisti sui quali «la Provincia esprimerà il suo consenso». Naturalmente, «in caso la Provincia di Milano si pronunci in maniera sfavorevole è fatto obbligo allaggiudicatario proporre ulteriori nominativi». Che aggiungere? «Lorganizzazione dei contatti e del lavoro di raccolta del materiale necessario (per redigere articoli e servizi, interviste, esame dei testi forniti)» va fatta in simbiosi con le cinque girls dellufficio stampa di Palazzo Isimbardi.
Chiaro a tutti che la Provincia di Milano spende un milione e passa di euro non per pubblicizzare, appunto, la Provincia bensì per fare grancassa attorno a Penati e ai suoi pasdaran che, nel 2009, passeranno ai raggi X degli elettori.
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