«Finanziare la cultura è un investimento sul futuro del Paese»

«Finanziare la produzione culturale è da considerare sempre un investimento sul futuro di un Paese. Perciò il ruolo dello Stato è centrale come intervento diretto e per favorire l’afflusso aggiuntivo di risorse private». È questa la parte centrale del documento, firmato dalle organizzazioni sindacali del Teatro alla Scala, che è stato letto ieri sera dal direttore di sala Luca Bonini prima dell’inizio dello spettacolo in programma, la prima di «Pelleas et Melisande» di Claude Debussy, diretto da Georges Prêtre.
«È invece sbagliato - continua il documento - pensare, come da tempo si sta facendo con decreti vari, di affrontare e risolvere i problemi che esistono, e sono gravi, destrutturando il settore, precarizzando ancora di più il lavoro, tagliando le risorse». In questa «battaglia», i lavoratori pensano «che un ruolo incessante possano svolgerlo le grandi istituzioni culturali e sicuramente il Teatro alla Scala tra queste».
Il documento così conclude: «La Fondazione si appresta a rinnovare i propri vertici. Ci auguriamo che le decisioni siano un segno inequivocabile di apertura, di pluralismo culturale, di impegno per il ruolo e il futuro del Teatro».
I sindacati rendono anche noto al pubblico che nelle prossime settimane i lavoratori dello spettacolo e le organizzazioni sindacali organizzeranno altre iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica: «Il nostro obiettivo - conclude il documento - è che questi provvedimenti vengano ritirati».

I provvedimenti a cui i lavoratori si riferiscono sono contenuti nella Finanziaria che taglia le risorse del Fus (il Fondo unico per lo spettacolo). Se questi tagli diventeranno legge, il bilancio della Scala, secondo quanto ha affermato recentemente il sovrintendente Stephane Lissner, verrebbe ridotto di circa 9 milioni di euro.

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