Fini: «Ora più libertà d’azione ai nostri»

Il leader di An: «L’esecutivo si è mosso bene ma vanno riviste le regole d’ingaggio». E Bonaiuti (Fi) chiede di potenziare il contingente italiano

da Roma

«Sollievo» per la conclusione del rapimento, «solidarietà» alle forze armate, «sentimenti di vicinanza» alle famiglie. E poi, sì, anche un cavalleresco «apprezzamento» ad Arturo Parisi. «Signor ministro - dice alla Camera Gianfranco Fini - il blitz era una scelta obbligata ma l’assunzione di responsabilità le fa onore. Sono d’accordo pure sul suo doveroso riserbo per garantire la salvaguardia dei militari impegnati nelle operazioni». Insomma, tutto bene quel che finisce bene, però, aggiunge l’ex ministro degli Esteri, adesso bisogna cambiare le regole d’ingaggio: «Siccome è evidente che la missione di pace deve proseguire nella massima sicurezza dei soldati, è arrivato il momento di rimuovere quei caveat che anche in questa circostanza hanno reso più complicata la nostra azione». Fini conclude con una stoccatina all’ala sinistra della maggioranza. «Per rendere il blitz più sicuro è stato utilizzato un Predator, proprio l’aereo che qualcuno non voleva mandare in quell’area».
Pure Antonio Martino si congratula «per il successo». «Ora - dice - spero che si possa inaugurare un modo diverso di affrontare i sequestri di persona perché pagare non è mai una buona politica». E anche Claudio Scajola considera «un segnale importante» l’esito della vicenda. «La brillante operazione di ieri mattina - spiega il presidente del Copaco - chiarisce una volta per tutte che l’Italia non è disposta a scendere a patti con i terroristi. Quanto alla conduzione della crisi, prendo atto con soddisfazione che il governo si è attenuto al metodo istituzionalmente corretto, tenendomi costantemente informato. mentre bisogna constatare che nella maggioranza si è tentato di approfittare della situazione per gettare discredito su una missione di pace».
Fabrizio Cicchitto sottolinea che «il centrodestra si è comportato con la massima responsabilità: purtroppo non è avvenuto lo stesso in un settore del centrosinistra, che ancora oggi chiede il ritiro dall’Afghanistan». Paolo Bonaiuti trova «assurdo» che il partito di Diliberto sia al governo: «Come fa il Pdci a restare, visto che non intende far partecipare l’Italia allo sforzo comune per la pace, proprio mentre i comandi Nato chiedono un aumento di trentamila uomini?».
Per Sandro Bondi, «dopo lo sforzo corale, ora devono finire le polemiche malauguratamente accese da una parte della sinistra». Per Francesco Nucara, segretario del Pri, «il blitz dimostra che trattare con i talebani non serve, mentre servono nuove regole d’ingaggio da rivedere con gli alleati». Per Margherita Boniver «è l’ora di rimuovere quei caveat che stanno provocando l’irritazione dei nostri alleati e di alcuni settori delle nostre forze armate». Per Luigi D’Agrò, Udc, «l’azione ci ha tolto dall’imbarazzo di dover trattare, e su questo punto il governo ha la nostra piena adesione». E per Altero Matteoli «la spaccatura dell’Unione sulla politica estera conferma che questo governo non può restare alla guida di un Paese membro importante di alleanze internazionali».
E su questo tasto ribatte anche Roberto Calderoli: «O un esecutivo riesce ad avere una propria autonomia in politica estera, oppure è meglio che se ne vada a casa per il bene di tutti e in particolare dei nostri soldati.

Sono preoccupato perché mentre bisognerebbe dotare i nostri uomini di tutti gli armamenti necessari, nella maggioranza c’è chi non ha deciso da che parte schierarsi». «Il governo - conclude Renato Schifani - ci deve far capire se ha mai avuto una maggioranza sulla politica estera».

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