Troppo facile scagliarsi contro la ventiduenne Floriana, colpevole di essersi presentata nella casa del Grande fratello affermando di essere intelligente e che le piace leggere. Per l’esattezza: «Siddartha di Herman Hesse e Schopenhauer», come se fossero due nuovi modelli di tette, e come se lei fosse un nuovo modello di bambola parlante, la Barbie Schopenhauer. Inoltre, «nei ritagli di tempo», legge pure Foscolo. Invece subito fischi e subito lapidata con applausi alla ragazza rivale, Ilenia Pastorelli, antagonista perfetta e dura da sconfiggere: «Io so' ignorante, io non mi leggo Schopenhauer, io mi leggo Topolino». Barbie Schopenhauer ha provato a contrattaccare, dando a Barbie Topolino della superficiale, appunto perché legge Topolino, ma Barbie Topolino l’ha stracciata rispondendo: «E perché? È superficiale chi legge Topolino? Topolino ci sta da anni».
Insomma, nessuno se ne è accorto ma quest’anno nella casa chiusa si è scatenato il più grande dibattito culturale degli ultimi dieci anni. Si sono sentiti nomi che non varcavano da tempo le soglie degli studi televisivi, e le due Barbie rivali hanno perfino intavolato discussioni accademiche, proponendo en passant nuovi incredibili misteri filologici, addirittura se Platone e Socrate siano o meno la stessa persona, come ha sostenuto Barbie Schopenhauer, sollevando le legittime perplessità di Barbie Topolino: «Cioè mo’ non è che io so’ sto pozzo de cultura ma una cosa la so e cioè che Socrate è uno e Platone è n’artro».
Troppo facile attaccarsi al lapsus di Barbie Schopenhauer quando ha pronunciato «fèm fatal» anziché «fàm fatal», sciocchezze, piccoli difetti di fabbrica, perché viene fuori che i peggiori sono quelli che commentano, quelli che si sentono superiori e senza cordicella da tirare sulla schiena e invece siamo lì. Alfonso Signorini, per esempio, è entrato immediatamente in competizione diretta e citazionistica con Floriana: «Io adoro Schopenhauer, adoro Ugo Foscolo, ma se tu la sera sei ridotta a leggerti Ugo Foscolo sei messa male», cioè sei una sfigata. E siccome «la sfiga» è quanto resta di introiettato della cultura una volta usciti dalla scuola dell’obbligo, come quelli che appena sentono Leopardi pensano sfigato e gobbo, al nome di Schopenhauer nella testa di Alfonso si accende proprio la lucina «sfiga» e, per sponsorizzare ancora meglio il modello Barbie Topolino, cerca di svitare ulteriormente la testa di Barbie Schopenhauer: «Sento il bisogno di dire a Floriana che Schopenhauer sulla sfiga di Topolino ci avrebbe scritto dei trattati».
Ma intanto il dibattito culturale è inarrestabile e continua accesissimo nei talk pomeridiani, dove si sciorinano altri atroci luoghi comuni sul concetto di cultura, senza peraltro che nessuno se ne accorga. A Pomeriggio Cinque, da Barbara D’Urso, c’è Iaia Di Rose in persona, che non so chi sia ma c’è, esiste, è lì per spiegare che un conto è la cultura e un conto è l’intelligenza, un genio. Ci spiega che «la cultura è condivisione, la cultura è umiltà, la cultura è mettersi allo stesso livello degli altri», deve aver frequentato per corrispondenza un corso di boy scout per filantropi francescani neomarxisti. Sade o Baudelaire o Céline o Carmelo Bene per darle una lezione l’avrebbero schiaffeggiata e sculacciata in diretta, e neppure io, a scopo educativo, mi farei troppi problemi.
Anna Pettinelli è un’altra che ha studiato e quindi sentenzia: «le persone colte che leggono libri non vanno in giro a dirlo, non ostentano, lo fanno in silenzio, di nascosto». Giusta osservazione: sei colto e come se non bastasse leggi pure libri? E vai in giro a vantartene, magari in televisione? Non ti vergogni?
Tuttavia il mistero è un altro: chissà chi ha inculcato a Barbie Schopenahuer, all’anagrafe Floriana Messina da Piacenza, che la cultura da noi possa essere «una carta vincente», «una qualità rara», «una cosa di cui andare fieri», come minimo ha dei genitori straordinari. A me fa molta tenerezza questo suo usare Schopenhauer e Foscolo come un push-up, nella bella idea, così oscena in Italia, che la cultura sia un valore da ostentare o almeno simulare, e per questo immediatamente guardata con sospetto da tutti, conduttori, concorrenti, opinionisti, pubblico. Perché infine, a pensarci bene, ha portato più cultura Floriana in cinque minuti che quarant’anni di Dipartimento Scuola Educazione e Rai Educational e Mixer di Gianni Minoli e Aldo Busi con le sue lezioni da Maria e Fazio & Saviano che avrebbero voluto portarci via con loro, per carità.
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