Cronaca locale

Fo con gli occupanti: «Usatemi come un ariete»

L’assessore alla Sicurezza Manca: «L’arrivo di queste persone sembra essere stato orchestrato»

«Usatemi come un’ariete». Dario Fo arriva nello stabile di via Lecco occupato da quattro giorni con un blitz da oltre duecento immigrati del Corno d’Africa. Stringe le mani ai profughi e rifugiati politici che vivono in quel che resta di un edificio disabitato da dodici anni. «Salve a tutti, sono forse il nuovo sindaco di Milano...». Una battuta, qualcosa di più o forse solo una remota speranza. Il candidato sindaco che alle primarie sfida l’altro candidato dell’Unione, l’ex prefetto Ferrante, sembra non aver perso tempo dopo che Bertinotti venerdì ha detto al popolo della sinistra di votarlo «perché può vincere» e ha aggiunto che è giusto «sostenere, in casi estremi, le occupazioni».
Ambizioni da aspirante primo cittadino di sinistra. «È una vergogna - commenta Fo -, luoghi come questi non dovrebbero esistere. Se fossi io il sindaco, riorganizzerei tutto: ci vuole una legge comunale che, nel caso di edifici abbandonati da tanto tempo, li requisisca per restituirli alla cittadinanza». Una presenza, quella del candidato alle primarie per il centrosinistra accompagnato da Franca Rame, che non passa sotto silenzio. Tempo un’ora, e arriva il commento del vicesindaco Riccardo De Corato. Sferzante. «Quello di Fo è un pellegrinaggio elettorale, un tentativo di strumentalizzazione di quella che potremmo definire una sfida alla cultura della legalità e dell’integrazione». Avanza il sospetto di una «regia politica» in mano agli «esponenti dei centri sociali, che dell’occupazione abusiva hanno fatto la loro ragion d’essere». E attacca «la sinistra, che sta cavalcando questa vicenda ai fini della prossima campagna elettorale».
E campagna elettorale sia. Il premio Nobel non si nasconde. «Ma com’è possibile che si permetta a qualcuno di tenere uno stabile in queste condizioni?». Accuse che Palazzo Marino rispedisce al mittente. Per l’assessore alla Sicurezza Guido Manca «sembra che qualcuno abbia orchestrato l’arrivo di queste persone a Milano, la più grande città governata dal centrodestra, in periodo preelettorale». Poi, un messaggio ai cittadini. «Se questo è lo schieramento che sosterrà il candidato Bruno Ferrante, è bene che i milanesi aprano gli occhi. Dario Fo è un personaggio sconcertante. Nel momento in cui tutti cercano di trovare una soluzione condivisa e di liberare il quartiere da presenze abusive, lui va a sobillare gli animi. La verità è che c’è bisogno di una soluzione che salvaguardi la legalità».
Botta e risposta a distanza. Si indigna, Dario Fo, quando un attivista di «Action Milano» gli spiega che l’Amsa non verrebbe a pulire l’edificio perché «glielo impedisce il Comune», che anzi sarebbe stata «interrotta l’erogazione dell’acqua», e che il sussidio per rifugiati non viene assegnato ormai da tempo. «È assurdo - sbotta il premio Nobel - che persone che hanno avuto il permesso di stare in Italia per motivi umanitari poi non abbiano di che campare. Hanno diritto a un sussidio di 400 euro dallo Stato che però non vedono da sei mesi».
Parole che non cadono nel vuoto. «La giunta - precisa De Corato - ha manifestato la piena e unanime volontà di aiutare gli occupanti, mettendo a disposizione ricoveri e pasti caldi per tutti i profughi e da martedì i 230 posti letto necessari in strutture di accoglienza e volontariato. Quanto al sussidio, non lo versa il Comune, ma le prefetture dove sono stati registrati al loro arrivo in Italia».
In via Lecco, intanto, il candidato alle primarie sale ai piani superiori, entra nelle stanze dove donne, uomini e bambini dormono su letti di fortuna. Qualche cartone per terra, un po’ di coperte. «Servono materassi, medicinali, cibo». Ascolta i loro racconti. «Non siamo venuti qui per fare i mendicanti - dicono - ma per vivere da uomini liberi. Non ci servono tanto i soldi, quanto la residenza, corsi di lingua. Vogliamo integrarci». E promette di intervenire, Fo. Primo, invitando per questa mattina i cittadini a presentarsi in via Lecco «con acqua, cibo, scope e sacchi della spazzatura per ripulire l’edificio», poi esponendosi in prima persona. Gli chiedono se andrà a parlare col sindaco. «No - risponde - non ci vado». Ma il sostegno è deciso. «Qualora doveste andare in Questura, voglio venire anch’io.

Sono con voi, usatemi come un ariete con le istituzioni».

Commenti