Febbraio ancora in rosso, ma con deflussi meno forti, per i fondi comuni italiani ed esteri attivi in Italia, che registrano una raccolta netta negativa di 2,9 miliardi rispetto agli oltre -4,8 miliardi di gennaio. La conferma è di Assogestioni, che tra i dati positivi segnala anche il ritorno al segno più per la categoria dei fondi di Liquidità, che hanno chiuso il periodo con una raccolta di 572 milioni contro -262 precedenti.
«Vedremo ancora deflussi importanti nei prossimi mesi, questo è certo, ma va un pochino meglio che nel 2008», commenta Paolo Martini, direttore marketing di Azimut. Gli investitori, infatti, dice, «iniziano a capire che il tanto vituperato fondo comune di investimento, se confrontato dal punto di vista tecnico con altri prodotti, ha dei vantaggi. Tra questi la trasparenza della quota e la relativa liquidabilità del prodotto», senza contare il rischio-controparte basso per i fondi comuni, «mentre esiste per i prodotti strutturati o per operazioni tipo i pronti contro termine».
Del resto, prosegue «non sono molte le alternative per prodotti a medio-breve termine - e poi i mercati sono andati talmente male che i clienti, se non hanno proprio bisogno di soldi, preferiscono aspettare e vedere cosa succede in Borsa».
Sempre in negativo il consuntivo delle categorie obbligazionarie, a -1,7 miliardi da -2,3 miliardi circa a gennaio, che restano però con il 39,5% del patrimonio la massa più rappresentativa. In rosso i prodotti azionari (-143 milioni da -108) e bilanciati (-348 milioni da -240).
Riscatti in calo sui fondi Hedge (-611 milioni da -1,2 miliardi) e sui flessibili, con rosso a -687 milioni da -786.
Resta profondo il dato dei deflussi per i gruppi italiani a -2,9 miliardi, mentre i gruppi esteri sono tornati in positivo raccogliendo provvisoriamente 37 milioni. Complessivamente il patrimonio investito in fondi aperti, a febbraio, è sceso ancora, a 388 miliardi da 397,7 dello scorso mese.
La crisi del mercato si rispecchia per ora in un calo contenuto del numero di fondi, scesi complessivamente a 3.540 (3.563 in gennaio): una riduzione marcata si legge nei prodotti azionari, 1.486 da 1.516, mentre gli obbligazionari perdono otto unità a 935.
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