Il risultato delle Amministrative è stato positivo per il centrodestra, non solo quantitativamente ma anche qualitativamente. Intanto, la presenza elettorale di Berlusconi è stata rilevante ma non totalizzante. Questo significa che il centrodestra, particolarmente Forza Italia, comincia a strutturarsi diversamente dal passato. Il radicamento sul territorio, che lo ha visto sempre inferiore al centrosinistra, sta diventando una realtà. Con la particolarità, però, di non essersi guadagnato questa penetrazione su base clientelare, ma mantenendo intatta la sua vocazione di schieramento dopinione. Questa è la prima e più grande vittoria del berlusconismo perché significa che la cultura liberale non è più di élite ma pervade anche i piccolissimi centri, nei quali, infatti, è stata totalizzata una vittoria senza precedenti.
Il secondo dato è che pure dove si è perso, il gap rispetto al centrosinistra si è accorciato di moltissimi punti mentre, anche dove si è vinto, lo scarto è aumentato talvolta in maniera imprevedibile toccando punte del 30%. Considero in queste valutazioni anche quanto accaduto in Sicilia, ma anche al Nord come a Genova, dove da una forbice di dieci punti si è passati a vittorie della sinistra davvero di misura. Mi piace, però ricordare anche Sesto San Giovanni, la «Stalingrado dItalia», dove si è lambita una vittoria solo dieci anni fa impensabile.
Come non tener conto, poi, del numero consistente delle cittadine conquistate in alcune delle regioni rosse. Penso a Parma, divenuta in maniera chiara città a guida centrodestra, alla quale si sarebbe potuta aggiungere Piacenza. Ma penso anche a Lucca, a Todi, ed ai grossi centri lombardi di Abbiategrasso, San Donato Milanese, Garbagnate, Meda. Per quanto riguarda il Centrosud, nessuno trascuri Oristano né dimentichi che a Taranto solo linsipienza e le ruberie degli amministratori locali hanno fatto perdere un territorio in cui Giancarlo Cito registra ancora percentuali del 20%. Strepitosa, comunque, la vittoria di Matera, dove per la prima volta, il comune passa nelle mani della Casa delle Libertà.
Ora, una riflessione si impone. Perché, va detto con franchezza, a parte il movimentismo di Berlusconi e la sua capacità di portarsi appresso mezzo Paese, in questanno trascorso dalle ultime Politiche, i partiti non si sono trasformati né hanno cominciato a macinare iniziative ed opere politiche sul territorio. Casini ha continuato a delegittimare tutti; Fini ha recitato il minuetto con Casini per paura di perdere la vocazione a poter divenire successore di Berlusconi; qualche colonnello di Bossi ha strizzato locchio alla sinistra, in nome dellagognato federalismo. Perché, dunque, tanto successo del centrodestra, ma soprattutto tanto radicamento nel territorio?
Certo, Prodi ha dato una bella mano con la sua ormai irrecuperabile, personale ed istituzionale caduta di credibilità. Ma non è questa, a mio parere, la ragione del successo di queste elezioni.
Sono fermamente convinto che Berlusconi abbia azzeccato, per lennesima volta, la mossa giusta: ha capito che i partiti, specialmente Forza Italia, non potevano contribuire più di tanto alla vittoria e che necessitavano di nuova linfa vitale. Che ha individuato nei Circoli del Buongoverno e nei Circoli della Libertà. Entità agili e spalmate su tutto il territorio, soprattutto i 3.700 Circoli del Buongoverno fatti della viva e pulsante forza della migliore gioventù, ma in assoluta sinergia con il mondo della esperienza e con le realtà partitiche, che sono state la chiave del successo. Sulla scia di ciò che da circa dieci anni veniva fatto dalle aggregazioni culturalpolitiche ideate da Marcello DellUtri, sono stati i Circoli ad «occupare» il territorio, fino alle più sperdute e piccole realtà italiane, a intraprendere ed attivare quel confronto e quel dibattito politico che per molti anni la compagine del centrodestra non ha conosciuto, a fornire la spinta culturale alla Casa delle Libertà e al tempo stesso ad interessarsi dei problemi concreti, anche minuti delle persone.
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