Le galline vive del cinese infiammano il mercato

Ferruccio Repetti

Mercato del lunedì, a Recco: trionfo di frutta, verdura e pescato di giornata. Ma anche di pollame e uova: carni bianche consigliate dai dietologi, e gusci d’energia concentrata che ti tirano su quando ti cala la palpebra. Solo che l’influenza aviaria, nel frattempo, ha fatto sfracelli anche in Liguria, mettendo sull’avviso persino i più incalliti estimatori del pennuto domestico che hanno recepito l’allarme rallentando notevolmente il consumo di galli e galline. Tutto ciò, nonostante le assicurazioni dei veterinari che scongiurano qualsiasi conseguenza di carattere sanitario se ci si limita a cucinare animali macellati e controllati, e in ogni caso ufficialmente morti per macellazione convenzionale. Figurarsi la sorpresa quando i clienti del mercato recchelino si sono trovati di fronte a una batteria di gabbie dove stavano rinchiusi robusti esemplari di galline vive e vegete, quantunque tristi e sconsolate per via degli spazi angusti a disposizione.
«È una vergogna, un’indecenza!» è stato il commento più riferibile nei confronti del titolare del banco, pare un cinese che quando gli parlano d’influenza pensa solo a quella del partito nel Paese d’origine. Sarà la paura della pandemia, sarà la pietà animalista nei confronti delle galline incarcerate, e sarà anche l’afrore non precisamente gradevole proveniente dalle gabbie che debordano escrementi in quantità industriale: fatto sta che le proteste sono andate a segno, e i pennuti sono scomparsi per qualche tempo dal mercato di Recco prima ancora che i vigili riuscissero a intervenire. Ma l’altro giorno, quando sembrava che la buriana fosse passata, il coro di coccodè è ripreso alla grande, segno inequivocabile del ritorno del cinese e della sua merce viva, vegeta e sgradita. Questa volta, a levare alta la voce della protesta sono stati i commercianti che giudicano la puzza proveniente dal banco del cinese un pessimo biglietto da visita del mercato per la clientela.

La guerra, dunque, è ripartita, e promette prossimi colpi di teatro, con quelle galline che entrano e escono di scena come attori sul palcoscenico in una commedia degli equivoci. Nessun equivoco, invece, sull’epilogo: le galline finiranno nella pentola. Di qualche «pollo».

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