Milano - Un anno dopo, nulla è cambiato. I soliti sospetti, nessuna certezza sull’arma e sul movente. Un anno dopo, la Procura di Vigevano decide di percorrere fino in fondo la pista che porta al processo: per i Pm Alberto Stasi è l’assassino della fidanzata Chiara Poggi, per i Pm ha agito con crudeltà colpendola selvaggiamente al volto, per i Pm è lui e solo lui la chiave del giallo di Garlasco. L’indagine è finita, il colpo di scena tanto atteso non è arrivato, ora comincia l’estenuante fase delle schermaglie processuali. La difesa ha 20 giorni per rispondere all’accusa, poi, quasi sicuramente, ci sarà la richiesta di rinvio a giudizio in vista dell’incombente dibattimento.
La Procura stringe nel pugno gli indizi raccolti contro il ragazzo con la faccia da Harry Potter, per la difesa quegli elementi sono balbettii. Alberto, intanto, è libero, si è laureato, ha provato a ricominciare una vita, finendo pure sulla copertina di un settimanale a fianco di una ragazza sorridente, ma il suo futuro resta appeso alla mattina del 13 agosto 2007. I genitori di Chiara erano andati in vacanza in Trentino, lei non li aveva seguiti. Era la prima volta, Chiara voleva fare compagnia al suo ragazzo. La sera del 12 agosto Chiara parla al telefono con una zia: «Stasera mangio la pizza con Alberto», sono le parole feriali con cui si congeda. La ritrova Alberto, l’indomani, poco prima delle quattordici. La chiama invano al cellulare, arriva davanti alla villetta, entra, scopre il cadavere sulle scale che portano in taverna.
I carabinieri mettono in dubbio il suo racconto: come ha fatto a camminare in quel macello e a non sporcarsi le scarpe? Strano. Anzi, incredibile. Com’è improbabile che Chiara, ragazza riservatissima, abbia aperto a uno sconosciuto. Chiara che usciva di rado, aveva diradato le amicizie, si divideva fra Alberto, la famiglia e i gatti. Una ragazza moderna, con tanto di sfolgorante laurea in economia, ma in fondo all’antica, semplice, precisa come un orologio, nella cornice ordinaria di Garlasco.
Il caso piatto come un’ostia diventa un rompicapo: difficilissimo scoprire ragioni di attrito fra i due fidanzati. Ma che è successo a Garlasco? Le investigazioni rafforzano i sospetti: nessuno, nessun estraneo, è entrato in quella villetta. «Aspettiamo» dice oggi Rita Preda, la mamma di Chiara. Parla, invece, l’avvocato Gianluigi Tizzoni, legale dei Poggi: «È la giusta evoluzione dell’attività svolta dagli inquirenti».
Insomma, tutti si aspettavano che l’indagine finisse nell’imbuto processuale, ma la guerra, quella vera, inizia adesso.
E i difensori di Stasi seminano dubbi e obiezioni: il corpo di Chiara sarebbe stato sollevato da due persone, fra l’altro di statura più bassa rispetto ad Alberto; e poi è vero che sulla bicicletta color bordeaux di Alberto è stato trovato il Dna di Chiara, ma nulla assicura che si tratti di sangue. Si andrà avanti a lungo fra perizie e ricostruzioni di segno opposto. Come in un vero giallo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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