Genocidio armeno: c’è anche chi crede alla tesi turca

Il 26 novembre scorso, sul sito del giornalista-saggista Carlo Panella (www.carlopanella.it/web/index.asp), è apparso un articolo dal titolo: «Orrida pulizia etnica, non “genocidio” armeno». Ecco i punti salienti: «In occasione della visita di Benedetto XVI in Turchia, è bene ritornare su un tema forte della polemica di questi mesi tra Francia e Turchia stessa: quella legge che condanna a anni di prigione chiunque neghi il genocidio armeno. Il punto sulla vicenda è però che non vi è stato alcun genocidio degli armeni . La Turchia di oggi infatti è allineata alla evidenza storica condivisa da tutti e ammette il massacro di centinaia di migliaia di armeni, ma si arrocca dietro la tesi storicamente forte, molto forte, di una motivazione di quella strage legata alla dinamica della guerra e rifiuta non l’eccidio, ma la sua definizione. Non genocidio, ma massacro. Una differenza abissale dietro cui si gioca l’onore di un popolo . Non quindi un “genocidio”, non l’uccisione di “armeni perché armeni”, ma un massacro dalle motivazioni identiche a quello dei ceceni, dei tedeschi, degli inguscezi e di tanti altri popoli massacrati in trasferimenti forzati ordinati da Stalin durante la Seconda guerra mondiale ».
Immediata la reazione della comunità armena, da anni impegnata a far conoscere quello che è stato riconosciuto come un genocidio a tutti gli effetti tranne in Turchia (vedi www.comunitaarmena.it/index.html). Forse Panella dovrebbe leggersi I quaranta giorni del Mussa Dagh di Franz Werfel o lo straordinario La masseria delle allodole di Antonia Arslan oppure i libri documentatissimi dell’editore Guerini e Associati. Forse, se il giornalista-saggista leggesse queste pagine opterebbe per il silenzio.
Ecco come risponde a Panella la comunità armena di Roma a colui che definisce «uno dei pochi esempi di negazionismo italiano (e forse europeo)»: «Le sarebbe bastato documentarsi sulle numerose pubblicazioni, anche italiane, che affrontano l’argomento o semplicemente visitare l’Armenia (non l’attuale Repubblica Armena, ma l’Armenia storica dove vivevano oltre due milioni di armeni fisicamente eliminati dalla loro patria) nella quale non riuscirà più a trovare neppure una traccia della millenaria presenza di questo nobile popolo . Troviamo irriguardose, per la memoria degli ebrei e degli armeni, le Sue comparazioni con la Shoah; valga solo la pena ricordare la celebre frase di Hitler che spronando i suoi luogotenenti alla soluzione finale domandò se vi fosse ancora qualcuno che si ricordava del Genocidio armeno. Il Suo intervento, privo di fondamenti storici, semplicemente allineato alle posizioni turche, offende la memoria di un popolo; offende le giovani generazioni turche che cercano a fatica di uscire dalla costrizione di una verità storica ufficiale di Stato; offende chi da anni si batte perché ipocrisia ed interessi non prevalgano sulla forza dei valori.

Offende tutti noi armeni ed italiani . Il “Grande Male” lo chiamano gli armeni: come fa male al nostro animo leggere certe affermazioni, provenienti oltretutto da uno stimato e conosciuto commentatore». Distinti saluti.

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