Nei giorni scorsi, su «Il Secolo XIX», è uscito un articolo a firma Sergio Luciano che trattava il tema del «piano casa», attaccando, con una certa forza, la categoria dei geometri per ipotetiche responsabilità legate al territorio. Del fatto si è interessato sia il Collegio Nazionale di categoria e il presidente del Collegio dei geometri di Genova, Luciano Piccinelli, ha voluto rispondere a quelle considerazioni.
Ecco il suo intervento.
Ancora una volta ci troviamo di fronte a gratuite illazioni che diffamano la nostra categoria in spregio ad ogni logica e soprattutto ad ogni ragione.
Questa volta a dimostrare una certa superficialità è Sergio Luciano che, nellarticolo apparso su «Il Secolo XIX» il 2 giugno 2009 esprime il suo punto di vista sui contenuti del cosiddetto «Piano Casa» non perdendo occasione di offendere la nostra categoria professionale che sarebbe stata, a suo dire, responsabile di aver «sventrato» lItalia («geometri asini» come ha scritto).
Non è necessario aver assistito direttamente alla ricostruzione post-bellica del nostro paese tuttavia basta avere un minimo di informazione su ciò che la storia insegna, per evitare espressioni che possono essere usate soltanto da parte di chi non ha una benché minima conoscenza del ruolo svolto dalla nostra categoria e dellimpegno ogni giorno profuso a servizio della collettività sempre nel rispetto del territorio e dellambiente che ci circonda.
Non è certamente opera del geometra la presenza sul territorio di interi insediamenti abusivi che sono figli di ununica madre ovvero di quella speculazione edilizia che può nascere soltanto con la presenza di regole di pianificazione compiacenti da parte delle amministrazioni di Governo del territorio e non di chi è costretto semmai come noi a doverne subire le conseguenze nello svolgimento della propria attività.
Il geometra non ha competenza sulla pianificazione del territorio e sulla redazione dei relativi strumenti tantomeno dispone della «regia» dello sviluppo territoriale che è di esclusiva competenza di altri soggetti e degli organi di governo e quindi nessuna responsabilità può essergli ascritta su questo tema.
Che dire poi della presenza di orribile strutture di dubbio gusto la cui immagine viene messa in risalto sui libri di testo più conosciuti o di grandi opere abbandonate e/o mai concluse che fanno parte di scelte progettuali azzardate molto spesso approvate da una politica incurante dellambiente e del territorio, spinta da interessi di tuttaltro genere.
I geometri amano il proprio territorio come dimostrano gli importanti progetti realizzati a servizio dellattività agricola e soprattutto lo conoscono bene, certamente meglio di tanti altri che sono invece soltanto capaci di farne una bandiera a solo scopo strumentale.
I geometri operano ed hanno sempre operato nel rispetto dellambiente e quindi, come già ho avuto modo di ripetere in altre occasioni, chi non conosce a dovere la storia e lopera svolta dai geometri farebbe meglio a tacere e ad evitare di esprimere concetti e giudizi falsi ed impertinenti.
La nostra professione è stata da sempre caratterizzata da un forte realismo progettuale e da uno spirito di concretezza che non si lascia trasportare dalle voluttuosità del tempo o dalle eventuali fantasie della committenza e nulla ha a che vedere con gli sfregi ambientali figli, come già detto, di una scorretta ed opportunistica pianificazione territoriale.
Ciò che al geometra è consentito fare è di occuparsi di costruzioni di modesta entità che, con vari rapporti di grandezza a livello locale, di ripetizione coordinata nello spazio di forme, volumi, colori, costituiscono elementi caratteristici delle vedute e contribuiscono con la loro peculiarità a contraddistinguere lidentità locale dei paesaggi.
Tutto ciò sempre in coerenza e nel rispetto delle leggi.
presidente del Collegio
dei Geometri
della Provincia di Genova
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