Giallo dell'ereditiera, il dna incastra il fratello

Gli uomini della mobile, a due mesi e mezzo dal ritrovamento del cadavere di Maria Teresa Procacci, hanno messo insieme il puzzle. Arrestato il fratello Pasquale, decisive alcune gocce di sudore su un residuo di un guanto di lattice

Giallo dell'ereditiera, 
il dna incastra il fratello

Milano - Il killer è il fratello. Incastrato dal dna. Gli uomini della squadra mobile della questura di Milano hanno arrestato Pasquale Procacci, fratello di Maria Teresa, la vedova milanese, ricca ereditiera e senza figli, trovata morta il 28 aprile in un’auto parcheggiata in viale Sarca, nella periferia nord di Milano. Procacci è fortemente indiziato per l’omicidio della sorella, uccisa con un forte colpo alla testa e lasciata seminuda all’interno dell’auto poi parcheggiata lungo viale Sarca. Il provvedimento è stato firmato dal gip Andrea Pellegrino sul richiesta del pm Maria Letizia Mannella. L’accusa contestata a Pasquale Procacci, fratello minore della vittima, è quello di omicidio volontario.

Decisivo il dna A incastrare definitivamente l’uomo, al centro dei sospetti degli investigatori da un paio di mesi, sarebbero state un paio di tracce di dna trovate nell'auto della sorella. L'arrestato era finito sul registro degli indagati, insieme con suo figlio Antonio, nei primi giorni di luglio, quando gli agenti della mobile avevano effettuato una serie di perquisizioni nelle loro abitazioni e luoghi di lavoro, anche per prelevare oggetti da cui ricavare tracce biologiche proprio per il confronto del dna. All'origine del delitto ci sono probabilmente interessi economici: la vittima infatti amministrava insieme con il fratello e il nipote un sostanzioso patrimonio di beni immobili e una scuderia di cavalli, eredità del marito, l’avvocato Francesco Paolo Crisi scomparso nel 1998.

Gocce di sudore Procacci è stato incastrato dal dna ricavato dal sudore della mano mescolato con il sangue della vittima. La polizia aveva infatti trovato, nel portaoggetti un guanto di cuoio che conteneva due dita di un guanto di lattice. Sul lattice, la scientifica aveva infatti trovato macchie di sangue appartenenti alla vittima e tracce di sudore. Da questo sudore è stato ricavato il dna che è risultato essere compatibile con quello di Procacci. Il movente dell’omicidio, secondo il gip Pellegrino, si radicherebbe nella gestione patrimoniale derivante dal lascito paterno. Scrive infatti il gip che Procacci è "stato costretto a uccidere la sorella" per evitare dispersioni del patrimonio "e che diseredi il nipote". Procacci, al momento dell’arresto, non ha detto nulla ma, secondo la polizia, "non si è dimostrato sorpreso".

La scomparsa Maria Teresa Procacci era nata nel 1940 a Bologna e abitava in un appartamento del palazzo di via Fratelli Lumiere 5 a Milano (in attesa di ristrutturare la casa di famiglia, in via Venini 28) da dove era improvvisamente e misteriosamente scomparsa la sera di domenica 27 aprile scorsa. Il giorno seguente la donna doveva partire in auto in compagnia del suo carlino per andare da una coppia di amici che gestisce un agriturismo a Pian Di Mommio, nella Lucchesia. Un particolare questo che fu rivelato proprio dall'arrestato ai carabinieri da cui si era recato il 28 aprile per denunciare che la sorella, inspiegabilmente, non rispondeva al telefono dalla sera prima, non era in casa e non era mai arrivata in Toscana.

Il cadavere Proprio quel giorno, intorno alle 19 la Procacci fu notata da un passante intorno alle 19, adagiata in maglietta e mutandine sui due sedili anteriori della sua Hyundai Accent blu, regolarmente parcheggiata in viale Sarca con la parte frontale della "teca cranica" sfondata con un colpo sferrato con un pesante corpo contundente mai rinvenuto.

L'abitacolo del mezzo, trovato chiuso, era completamente ricoperto da schizzi di sangue, segno che proprio nell'auto si era probabilmente consumato il delitto, presumibilmente commesso una dozzina di ore prima del ritrovamento e non nel trafficatissimo viale nella periferia Nord del città.

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