Ma il consiglio d’amministrazione dell’Expo c’è o non c’è? Un po’ c’è e un po’ non c’è, perché i componenti del cda si vedranno «informalmente» alle cinque del pomeriggio. Insomma, è giallo, neanche fosse una società segreta. Invece sono i lavori preparatori per la prossima seduta del consiglio d’amministrazione, convocato per lunedì 26 gennaio con l’obiettivo di far finalmente partire i lavori.
La riunione del cda è slittata ancora di una settimana, dopo che la seduta dell’8 gennaio si era risolta in un nulla di fatto. Sul consiglio pesa il rischio (fatto ventilare durante l’ultima assemblea) che i libri contabili arrivino in tribunale, nel caso in cui tutto non sia perfettamente in regola.
A raccontare il clima che si respira nel mondo imprenditoriale basti una battuta scherzosa raccolta durante il vertice per gli aeroporti milanesi. «Ma chi te l’ha fatto fare di accettare il ruolo di presidente Soge?» ha chiesto Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, a Diana Bracco. «Vedremo tra tre mesi» la risposta ottimista della presidente di Assolombarda, che crede moltissimo nelle potenzialità dell’Expo per il rilancio dell’economia milanese (e non solo).
Resta da sciogliere il nodo dell’amministratore delegato in pectore, Paolo Glisenti, che si è offerto di lavorare per i primi tre mesi senza compenso (idea che il rappresentante del Tesoro aveva definito «un rinvio» e «non percorribile»). È necessario definire le competenze e la retribuzione del manager, che si trova a gestire (con le conseguenti responsabilità) un evento di grandissimo impegno e peso senza che siano ben definiti i contorni sia economici che giuridici del ruolo. I revisori insistono nel giudicare la società «di regime privatistico ma con capitale pubblico e interessi e finalità quasi esclusivamente pubblici». Ciò livella verso il basso retribuzioni che i protagonisti della vicenda vorrebbero più elevate, considerata l’entità degli investimenti in ballo.
L’assemblea, che si è riunita venerdì scorso, aveva previsto una seduta del cda per oggi, ma non è arrivata alcuna convocazione. All’ordine del giorno appunto nomina, poteri e stipendio dell’amministratore delegato, oltre che ratifica dei centosettantamila euro di emolumento proposti dal governo per i membri del cda. Inoltre i revisori avrebbero chiesto con una lettera di avere entro quattro giorni un piano economico, corredato dei documenti che comprovino gli stanziamenti di Comune e Regione. Altrimenti il rischio è di finire in tribunale.
La somma di centosettantamila euro è stata approvata all’unanimità dall’assemblea, che ha anche presentato al cda una proposta di ripartizione: cinquantamila euro alla presidente, Diana Bracco, e i restanti centoventimila da dividere tra gli altri quattro membri del cda.
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