Giochi, accesa la fiaccola: Cina contestata La Rice a Pechino: "Dialogo con il Dalai Lama"

Un militante per i diritti umani ha tentato di impedire il discorso del presidente del comitato organizzatore dei Giochi, a Olimpia (Grecia). Intanto il governo tibetano in esilio fa il bilancio dei massacri: 130 morti La polizia nepalese bastona monaci e profughi a Katmandu. Giusto boicottare i Giochi? VOTA

Giochi, accesa la fiaccola: Cina contestata 
La Rice a Pechino: "Dialogo con il Dalai Lama"
Olimpia (Grecia) - Emozione e contestazione: la cerimonia che ad Olimpia dà il via al viaggio della torcia verso Pechino 2008 regala suggestioni antiche e dissenso moderno. L’accensione della fiaccola avviene regolarmente con l’ausilio dei raggi del sole riflessi dallo specchio concavo dove la torcia era stata collocata dalla sacerdotessa, ma il partito mondiale del boicottaggio ai Giochi cinesi mette a segno un punto importante. L’evento si consuma in mondovisione (ma in Cina veniva trasmesso in leggera differita probabilmente proprio per evitare eventuali "inconvenienti"), nel sito archeologico dell’area sacra di Olimpia, poco prima che davanti all’antico tempo di Era, portata dall’attrice Maria Nafpliotou travestita da antica vestale, la fiaccola venga accesa dando in pratica il via a Pechino 2008 sebbene manchino 130 giorni alla cerimonia d’apertura dell’8 agosto. Stava parlando Liu Qi, presidente del comitato organizzatore dei Giochi cinesi, quando un uomo è riuscito a violare il cordone di sicurezza e ad irrompere alle sue spalle sventolando una bandiera nera con cinque manette al posto dei cerchi olimpici. La regia televisiva è stata pronta a staccare immediatamente, Liu ha continuato a a parlare ("la fiamma olimpica irradierà luce e felicità, pace, amicizia e speranza...") mentre il manifestante veniva portato via da un agente. È un 48enne di origini tibetane, secondo la polizia greca. L’organizzazione "Reporters senza Frontiere", che contesta l’assegnazione delle Olimpiadi alla Cina in nome della violazione dei diritti umani e della democrazia negata, rivendica l’azione e fa sapere che l’uomo ed altri due fermati dalle forze dell’ordine sono suoi rappresentanti e tra loro "c’è anche il segretario generale Robert Manard".

Il Comitato olimpico All’accensione della torcia Jacques Rogge ha espresso la speranza che le Olimpiadi possano rappresentare la leva del cambiamento in Cina. Sotto il fuoco delle critiche per la timidezza con cui finora ha affrontato il nodo dei diritti umani in Cina, il presidente del Comitato dei Giochi ha sottolineato come potrebbero essere le stesse Olimpiadi a spingere Pechino verso il cambiamento, già "aprendo il Paese all’osservazione del mondo che arriverà ai Giochi con 25.000 media".

La Rice a Pechino: "Dialogo con il Dalai Lama" Gli Stati Uniti insistono con Pechino perchè avvii un dialogo diretto con il Dalai Lama. Condoleezza Rice, ricevendo il ministro degli Esteri indiano, Pranab Mukherjee, ha sollecitato il governo cinese a una «politica più sostenibile» per quel che riguarda il Tibet. Poche ore prima era toccato a Nicolas Sarkozy proporsi come mediatore tra le parti. "Il presidente della Repubblica - recita una nota dell’Eliseo in cui si esprime l’auspicio della fine delle violenze nella regione dominata dalla Cina - ha affermato che la Francia è disponibile a facilitare un rinnovato dialogo nel quadro della partnership strategica franco-cinese". 

Il governo tibetano in esilio: 130 morti Il governo tibetano in esilio a Dharamsala, in India, ha detto che le vittime della repressione cinese sono state 130. Il premier in esilio Samdhong Rinpoche ha spiegato che la cifra "proviene da nostre fonti in Tibet. La cifra verificabile è di circa 130 in tutto il Tibet". Il bilancio è di molto superiore ai 99 morti annunciati la settimana scorsa dal governo di Dharamsala, dove vive il leader spirituale Dalai Lama. Il governo cinese ha sempre parlato di 19 vittime.

Nepal, manganellati manifestanti pro Tibet La manifestazione dei profughi e dei monaci tibetani è avvenuta nei pressi degli uffici delle Nazioni Unite a Katmandu. I manifestanti intendevano chiedere alle autorità dell’Onu di indagare sulle repressioni nel Tibet da parte delle autorità cinesi. La polizia nepalese ha impedito ai manifestanti di raggiungere la sede dell’Onu. Profughi e monaci sono stati bastonati con le canne di bambù. I poliziotti hanno sequestrato bandiere e stendardi strappandole ai manifestanti. Il Nepal ha avvertito che non permetterà alcuna manifestazione contro qualsiasi «nazione amica», in particolare la Cina.

La Cina al Dalai Lama: "Vuole in ostaggio le Olimpiadi" La Cina torna ad accusare il Dalai Lama di voler prendere le Olimpiadi in ostaggio ma ribadisce che sconfiggerà la "cricca" del leader tibetano, mentre a Olimpia, in Grecia, fervono i preparativi per l’accensione della fiaccola dei Giochi, in programma oggi. "Il mondo intero attende con impazienza i Giochi olimpici, ma la cricca del Dalai Lama vuole prendere in ostaggio i Giochi e costringere il governo cinese a cedere sulla questione della indipendenza del Tibet", è scritto in un articolo pubblicato su diversi giornali ufficiali di Pechino. "Accuse infondate", ha prontamente replicato il Dalai Lama da New Delhi, dove sta guidando meditazioni buddiste. "Ho sempre sostenuto che i Giochi Olimpici devono svolgersi in Cina", ha ribadito.

"Poco importa che il Dalai Lama e i suoi sostenitori si nascondano dietro il pretesto della pace e della non violenza, le loro attività di sabotaggio, che hanno per obiettivo la separazione (dalla Cina, ndr), sono votate al fallimento", ammonisce ancora la stampa cinese, alludendo alle manifestazioni anticinesi cominciate il 10 marzo a Lhasa, la capitale del Tibet, e proseguite in altre regioni.

Il nuovo attacco al Dalai Lama è giunto nel giorno di Pasqua, alla vigilia dell’accensione della torcia olimpica, che martedì partirà per un tour in 19 paesi, prima di approdare a Pechino l’8 agosto.

La violenta repressione delle proteste ha indotto diversi sportivi e attivisti per i diritti umani a chiedere il boicottaggio delle Olimpiadi, nelle quali invece il presidente del Comitato olimpico internazionale (Cio) Jacques Rogge vede un’opportunità di "cambiamento" per la Cina. "Pensiamo che aprendo la Cina allo sguardo del mondo attraverso i 2.500 rappresentanti dei media che assisteranno alla manifestazione olimpica, il paese cambierà", ha dichiarato oggi Rogge.

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