
È evidente che per il ministro dell'Interno la criminalità giovanile sia uno dei temi sfidanti per la sicurezza pubblica dei prossimi anni. Matteo Piantedosi lo ha chiarito ieri mattina in Prefettura a margine del Comitato provinciale per l'ordine pubblico e la sicurezza, quando gli è stato chiesto di parlare della preoccupante diffusione dei coltelli tra i ragazzi. «È un fenomeno molto insidioso - ha risposto il ministro -. La cosa che trovo più importante è questa aggressività». E per abbassare l'età per l'imputabilità, occorrerebbe, ha aggiunto il ministro, «agire in prevenzione. Questo portare dietro i coltelli e utilizzarli con una certa sollecitudine e velocità è un fenomeno che ci preoccupa su cui ci stiamo confrontando anche a livello nazionale, non riguarda solo Milano - ha sottolineato - lo credo che interroghi un po' tutte le istituzioni, non solo quelle della sicurezza e della giustizia, bisogna intercettare questi fenomeni di disagio giovanile».
«È difficile pensare a un provvedimento, perché i coltelli a volte non sono neanche classificabili come armi, a seconda di come si configurano - ha concluso - Un divieto si può anche fare, ma rischia di rimanere un provvedimento privo di efficacia e su questo dobbiamo migliorare le attività di prevenzione e intercettare il fenomeno, ma anche complessivamente fare in modo che questi giovani».
«Oggi sono qui non per rispondere a una emergenza, ma per riservare la doverosa attenzione a una città importantissima come Milano e per fare anche il punto della situazione con le autorità locali di sicurezza e l'autorità giudiziaria» ha premesso il responsabile del Viminale prima di parlare del «dato statistico» che parla di «un diffuso calo dei reati, a fronte di un significativo incremento dei dati per quanto riguarda l'attività di contrasto delle forze di polizia. Piantedosi ha parlato di «numeri positivi, ma la percezione dei cittadini ha una memoria lunga. Non mi illudo che possa cambiare in tempi brevi». Un segnale di riconoscimento da parte della popolazione c'è invece per quel che riguarda l'utilità delle zone rosse che per il ministro «se si guarda ai numeri degli interventi, funzionano».
Nel corso del comitato di ieri mattina, ha spiegato ancora il ministro, è stata fatta «un'analisi a 360 gradi delle varie situazioni che ci sono qui, sia del controllo del territorio nei quartieri più interessati da questo tipo di dinamiche», sia «della situazione degli stadi, delle occupazioni abusive e di cosa si prospetta nei prossimi mesi».
E proprio in merito agli stadi, parlando dell'inchiesta «Doppia curva» sulle infiltrazioni della criminalità organizzata tra gli ultras di Inter e Milano Piantedosi ha chiosato: «Preso atto di quanto emerso da queste indagini, delle frequentazioni particolari delle curve, di contatti, ingerenze e presenze controindicate di organizzazioni criminali
importanti, ci proietteremo su misure di prevenzione in modo che questo non possa più accadere. Si sta lavorando su come gestire gli accessi agli impianti sportivi e su come rompere il circuito vizioso che si era radicato».