Giovanni Pelingotto

Doveva di certo essere particolare, il clima italiano del XIII secolo, il tempo di s. Francesco. Un’altra somiglianza col Poverello si ha nel fatto che Giovanni Pelingotto era figlio unico di un facoltoso mercante di Urbino. Quest’ultimo e la moglie erano disperati per quel loro ragazzino che mostrava un totale disinteresse per i soldi, gli affari e il divertimento. Anzi, appena giunto all’adolescenza manifestò l’intenzione di andare a fare l’eremita. Furono solo le scenate familiari a dissuaderlo. Patteggiò: sarebbe rimasto nella casa paterna ma avrebbe vissuto a modo suo. Infatti, mangiava e dormiva pochissimo; tutto il tempo lo trascorreva in preghiera o in chiesa. O a soccorrere poveri e malati. A furia di donare i suoi abiti, si ridusse a girare coperto di sacco. Una volta, che era sparito, lo ritrovarono a sera sulla piazza del mercato: aveva trascorso la giornata, freddissima, all’addiaccio in compagnia dei più miserabili tra i mendicanti. Un’altra volta, era la Domenica delle Palme, si presentò in chiesa alla messa principale con una corda al collo come i criminali. Durante la celebrazione cadde in estasi e restò così per ore. Dovettero portarlo a casa sua di peso. I genitori erano disperati, anche perché il loro unico erede si era ridotto uno straccio, magrissimo e spiritato.

Ma i concittadini cominciarono a venerarlo e a ricorrere a lui per consigli, profezie, miracoli anche. Intervenne il vescovo e riuscì a convincere Giovanni a farsi terziario francescano, in modo da sottoporsi a una precisa regola di vita. Il Pelingotto morì nella sua città nel 1304.

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