Il giudice manda in vacanza gli stranieri (in ritardo)

In realtà, ci aveva già pensato il governo. Ma il giudice, in ritardo, lo ha voluto ribadire. «Il riservare ai soli cittadini italiani la possibilità di accesso allo strumento assistenziale dei buoni vacanza costituisce un atto discriminatorio diretto, non giustificato da alcuna finalità legittima». Così, ieri, è stato accolto il ricorso presentato da due immigrati assieme a Studi giuridici sull’immigrazione e Avvocati per niente onlus contro l’esclusione degli stranieri dall’aiuto economico per le vacanze voluto dal ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla per le famiglie con reddito non oltre i 25mila euro.
L’ordinanza del Tribunale del lavoro arriva pochi giorni dopo la pubblicazione di un nuovo decreto che ha esteso i buoni anche agli extracomunitari regolari, ma il giudice ha voluto ribadire che per il nostro ordinamento è «discriminatorio quel comportamento o quell’atto che illegittimamente imponga condizioni più svantaggiose o si risolva nel rifiuto di fornire l’accesso all’occupazione, all’alloggio, all’istruzione, alla formazione e ai servizi sociali e socio-assistenziali allo straniero regolarmente soggiornante in Italia soltanto in ragione della sua condizione di straniero».


In effetti, l’estensione del beneficio è citata anche dal giudice, il quale la ritiene un effetto diretto del «riconoscimento della palese discriminatorietà delle modalità di erogazione dei buoni vacanza» da parte della presidenza del Consiglio, che ha infine esteso «il beneficio ai nuclei familiari “i cui componenti siano cittadini italiani e dell’Unione europea residenti in Italia e gli extracomunitari con regolare permesso di soggiorno e residenza” provvedendo altresì l’estensione della validità dei buoni vacanza sino al 3 luglio 2011».

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