L'ex frate di Sanremo non fa voto di povertà: vuole quello delle urne

Giuseppe Cionfoli dopo il successo al festival si è dato alla politica: alle ultime regionali in Puglia non è stato eletto. Ma non ha intenzione di mollare

L'ex frate di Sanremo non fa voto di povertà: vuole quello delle urne

Dai santini con l'immaginetta di San Francesco ai santini elettorali con l'effigie di Adriana Poli Bortone, fresca di bocciatura alle ultime elezioni amministrative alla Regione Puglia. Dura la vita per quel canterino di padre Cionfoli: da uomo del Signore (con un debole per Sanremo, quello del festival) a collaboratore di una signora - la Poli Bortone, appunto - dalle ondivaghe scelte politiche. Ma, per entrambi, i santi in paradiso non sono bastati. Una brutta parabola che ha finito col castigare perfino uno come Giuseppe Cionfoli, ex seguace di San Francesco (uno che coi lupi ci parlava, ma non li votava).

Sembrano ormai preistoria i tempi (anno domini, 1982) in cui il monaco, nato a Erchie (Brindisi) il 19 ottobre 1952, gareggiò a Sanremo con il brano «Solo grazie» diventando un caso nazionale. Ora giura che «il suo impegno politico non si esaurisce qui. Continuerò le mie battaglie, ho la testa dura». Candidato consigliere regionale per Puglia Nazionale, in campagna elettorale l'ex religioso («Ma continuare a sentirmi chiamare “padre”, mi fa sempre piacere...») è stato ospite della trasmissione radiofonica «Un giorno da Pecora» dove ha parlato anche degli immigrati proclamando che «una delle priorità da affrontare in Puglia è quella dei mezzi pubblici: sporchi a causa degli immigrati che non hanno buona educazione», ha detto Cionfoli.

Quindi, secondo lei, in Puglia - gli è stato chiesto - gli extracomunitari urinano per terra? E lui, per nulla misericordioso: «Certo, lo fanno apposta. Sono diventati arroganti, fanno sempre storie coi controllori perché non hanno i biglietti. Si tratta di extracomunitari e zingari che da Bari si spostano a Barletta e viceversa». Di rimbalzo, le due indisponenti pecore radiofoniche hanno domandato: «Come si risolve questo problema?». E padre Cionfoli, neanche fosse quel leghista di don Salvini: «Con più vigilanza!». Una vocazione destrorsa che Giuseppe spiega così: «Anche Gesù era seduto alla destra del Padre».

Ma con lo stipendio da consigliere cosa avrebbe fatto? «Avrei aiutato figli e nipoti (già perché, spogliatosi del saio, è diventato padre davvero, e pure nonno) poi gli altri». Sulla polemica degli impresentabili non risparmia critiche neppure al suo stesso partito: «Anche nella nostra lista c'era una persona che non doveva stare lì. Ma non l'ho detto a nessuno, visto che a inserirla era stato un pezzo da 90...». Tutta fatica sprecata, anche se gli elettori non hanno mancato di mostrargli il proprio apprezzamento. Lui, saggiamente, fa autoironia: «I miei santini non hanno fatto il miracolo, ma sarà per la prossima volta».

Quartier generale politico-artistico è la sua villetta alle porte di Bari. Alle pareti dello studio dove compone la musica che lo ha reso famoso - riferiscono i cronisti che lo hanno seguito nella sua battaglia elettorale - spiccano i poster del suo primo disco. Ovunque sculture, quadri e installazioni realizzate personalmente e che gli sono valsi «i complimenti di molti critici». Lì convivono serenamente il mezzobusto di Almirante e il quadro di Padre Pio destinato a Silvio Berlusconi «che non è stato possibile consegnargli per gli imprevisti nel suo tour pugliese». A proposito del Cavaliere ha parole di comprensione: «Non è un santo, ma ha il merito di averci liberato dalla sinistra che significa aborti e matrimoni gay. E non intendo unioni civili che sono un'altra cosa». Nessuno sconto neppure per la sua collega Poli Bortone: «Qualche problemino ce l'ha pure lei. Del resto chi non ce l'ha? Perfino il Padreterno in Paradiso ha problemi».

Padre Cionfoli un bacchettone non lo è mai stato neanche quando era tutto chiatta e convento, figuriamoci ora che ha deciso di sporcarsi le mani con la politica: «Il nostro Paese ha bisogno di più partecipazione dal basso, le persone oneste e capaci devono entrare nelle istituzioni portando la loro carica rivoluzionaria...». Proprio come lui, che rivoluzionario lo è sempre stato: «Ad esempio non mi sono mai piaciuti le lodi e i vespri la sera». Nessuna nostalgia per quando era un povero fraticello: «Macché povero fraticello, la vita di convento non è così tanto povera, dove stavo io avevamo 10 automobili». Anzi, denuncia addirittura una insospettabile «fratopoli»: «Qualcuno tra i miei ex colleghi religiosi dovrebbe stare in galera. Ma non è successo niente perché il sistema è così, io proteggo te e tu proteggi me».

Mitico padre Cionfoli, gliele suona un po' a tutti. Anche se preferisce non allargarsi troppo. Profilo basso: «Se eletto, dopo aver aiutato i miei figli (anche gli ex cappuccini hanno famiglia), cercherei di risolvere il problema dei pullman nel nord barese sui quali non si può più viaggiare per i nostri fratelli extracomunitari. Non si può più viaggiare nemmeno sui treni: sono sporchi, si sfiora sempre la rissa». I grandi temi, dice, «li lascia agli altri». Da menestrello di Padre Pio, come è stato ribattezzato dal suo fan club, dedica a tutti due delle sue canzoni di maggiore successo: «Solo Grazie , per tutte le vittorie che si ottengono nella vita, e Shalom , in caso di sconfitte».

Ma, politica a parte, il monaco più amato dagli italiani non ha dimenticato certo il suo primo amore: la musica. E proprio in ossequio alla sua musa ispiratrice, riserva una dura scomunica a suor Cristina: «Il suo modo di atteggiarsi e le sue canzoni non mi piacciono affatto».

Apriti cielo, è bastata questa piccola critica a scatenare le ammiratrici della monaca vincitrice del talent «The Voice». Su «sound blog» la più scatenata e una tale Maltina: «Questo Cionfoli mi ha fatto davvero una brutta impressione. Addirittura pretende di conoscere cosa passa nella testa e nel cuore di un'altra persona. Che presunzione e quanto astio in questo ex frate che giudica e condanna senza appello. Le critiche che ha mosso contro suor Cristina dovrebbe rivolgerle innanzitutto a se stesso. Ai suoi tempi, non si limitò a cantare in una qualsiasi trasmissione televisiva, ma partecipò anche lui a un concorso canoro».

«Non scherziamo - replica padre Cionfoli -, io non ho mai cercato il successo sfruttando il saio». Ma Maltina è implacabile: «Anche se non aveva l'abito, tutti sapevano che era padre Cionfoli. Perché non si presentava semplicemente come Giuseppe Cionfoli? Non capisco quale sia la differenza». In realtà è a lui che sarebbe piaciuto vincere facile! Ma purtroppo lui non ce l'ha fatta e adesso sputa veleno sugli altri. Accusa suor Cristina di vanità e non rifiuta la visibilità che queste interviste, che grazie a suor Cristina sta collezionando, gli stanno offrendo». Ma don Giuseppe è uno tosto, con la polemica va a nozze: «Ho solo notato che suor Cristina aveva detto di avere un dono, ma se hai un dono, fai opera di carità e in silenzio».

L'implacabile Maltina torna a coglierlo in castagna: «Nelle interviste che ha rilasciato, sempre grazie a suor Cristina, si vanta di essere stato a Lugano a festeggiare il compleanno di un ragazzo down» e conclude dicendo: «Queste sono le cose belle e si fanno nel silenzio». «E allora perché ce le sta raccontando? Dovrebbe seguire il suo stesso consiglio e stare un po' in silenzio perché è veramente triste vedere uno che si professa cristiano giudicare e condannare il suo prossimo... oserei dire che stride con la vocazione cristiana».

A difendere padre Cionfoli, pensano sui social i suoi numerosissimi devoti: «Giuseppe è un vero

musicista, un cantautore di livello eccelso. Altro che suor Cristina, capace solo di scimmiottare “Like a Virgin” di Madonna...». Scambiatevi, se possibile, un segno di pace. Di certo apprezzerà pure la Madonna. Quella vera.

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