Roma - Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, parlando all’ufficio di presidenza del Pdl a Palazzo Grazioli denuncia il tentativo di far cadere il governo. Secondo quanto si apprende il premier avrebbe fatto riferimento al comportamento e alla "deriva eversiva" di certa magistratura. Una vera e propria persecuzione giudiziaria nei suoi confronti. Ma il premier è fermamente intenzionato a non mollare.
Vogliono far cadere il governo Da parte di alcuni magistrati, avrebbe detto Berlusconi, c’è il tentativo di buttare giù il governo e la maggioranza eletta democraticamente dai cittadini. Il Cavaliere ha citato i processi che lo vedono coinvolto a Milano, le indiscrezioni su presunte nuove azioni della magistratura, ma anche i casi di Nicola Cosentino e, da ultimo, del presidente del Senato Renato Schifani. A proposito del sottosegretario all’Economia, il premier si è addentrato nelle accuse mosse dai magistrati napoletani parlando di "fatto paradossale".
Basta processi sulla Rai Ogni giorno - avrebbe aggiunto il premier - vanno in onda sulla Rai, la televisione pubblica, processi contro il governo e la maggioranza, che devono finire.
La linea nel Pdl Basta liti e continue divisioni all'interno del partito. Le decisioni sulle riforme, sulla giustizia, sulla immigrazione - avrebbe detto il premier - si prendono a maggioranza nell’ufficio di presidenza del Pdl. Questo avviene su ogni argomento. La minoranza o si adegua o è fuori dal partito. Alla fine passa all'unanimità un documento per riproporre il Lodo Alfano per via costituzionale, riformare la giustizia ridisegnando i rapporti tra i diversi poteri dello Stato e sancire che "anche il corso dell'attuale legislatura è stato turbato dall'azione di una parte tanto esigua quanto dannosa della magistratura, dimentica del proprio ruolo di imparzialità", che ha acquisito "un peso abnorme nella vita democratica" mentre "il potere politico fondato sulla sovranità popolare rischia di apparire impotente a svolgere le proprie finalità".
Alfano: avanti sul processo breve "Andremo fino in fondo, non vedo perchè non si debba andare avanti", dice il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che invita l’Anm a "fare autocritica" e definisce "fantascientifiche" le voci che sia in arrivo un avviso di garanzia al premier dalle procure antimafia per concorso esterno in associazione mafiosa. Alfano poi apre alle iniziative del leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, sul legittimo impedimento e alla bozza Violante sulle riforme che rappresenta a suo dire "un significativo e intelligente passo in avanti rispetto all’arroccamento del Pd sullo slogan nessuno tocchi la Costituzione".
Scontro tra membri del Csm e Pdl Scoppia la lite tra alcuni componenti del Csm e il Pdl sull'offensiva lanciata da Silvio Berlusconi, durante l'ufficio di presidenza del partito, contro i magistrati che, con atteggiamenti "eversivi", ad avviso del premier, cercano di far cadere il governo e rischiano così di spaccare il Paese, fino a portarlo sull'orlo di una guerra civile (espressione quest'ultima seccamente smentita dall'ufficio stampa del Pdl). Ad accendere lo scontro è l'annuncio di Mario Fresa, consigliere del Movimento per la Giustizia, secondo il quale "già lunedì la Prima Commissione del Csm acquisirà le dichiarazioni del presidente del Consiglio, nell'ambito di una pratica già aperta a tutela dei magistrati di Milano e dei pm di Palermo e scaturita da altre affermazioni di Berlusconi". L'obiettivo sarebbe "valutare se c'é un filo rosso che lega queste dichiarazioni alla precedenti, nel senso che anche queste si concretizzano in una lesione della giurisdizione". La pratica già aperta a cui fa riferimento Fresa è a tutela dei magistrati di Milano - definiti in una precedente occasione dal presidente del Consiglio "comunisti" e la vera "anomalia" del Paese, dopo la conferma in appello della condanna per l'avvocato inglese Mills - e dei pm del capoluogo lombardo e dei loro colleghi palermitani che hanno riaperto le indagini sulle stragi di mafia e che sempre il premier ha accusato di "cospirare" contro di lui. Anche Livio Pepino, consigliere di Magistratura Democratica, ritiene che ci debba essere "una reazione forte del Csm". "Certamente - aggiunge - la gravità della situazione non sfuggirà al capo dello Stato". Ma è a Giorgio Napolitano che si rivolge anche il Pdl, mentre Berlusconi partecipa alla cena dei Circoli del Buongoverno di Mario Valducci, ai quali assicura che "non mollerà" né il governo né la sua battaglia sulla giustizia. "Le affermazioni del dott. Mario Fresa - replica infatti il vicepresidente dei deputati Osvaldo Napoli - sono una intimidazione chiara e forte nei confronti del presidente del Consiglio e del Pdl. Mi aspetto che sia il capo dello Stato, in quanto presidente del Csm, a convocare il Consiglio per acquisire le dichiarazioni rese dal dott. Fresa. E a spiegare allo stesso che cosa intende quando esorta tutti i protagonisti della vita politica e civile a moderare i toni". Subito scendono in campo anche i capigruppo e i coordinatori del Pdl. "Sarebbe gravissimo, del tutto inusitato e anche grottesco se il Csm volesse acquisire le dichiarazioni pronunciate nel corso di una libera riunione di partito", contrattaccano Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri.
Mentre Denis Verdini, Sandro Bondi e Ignazio La Russa ricordano la smentita del Pdl sulle parole di Berlusconi e aggiungono tuttavia che "ancora più grave è che il Csm cerchi di interferire sulla dialettica interna di un partito che ha in ogni caso svolto un dibattito a porte chiuse. Comunque - concludono - i consiglieri dell'organo di autogoverno stiano pure tranquilli, l'unica anomalia sembra proprio la loro".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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