Paolo Zangrillo è ministro della Pubblica amministrazione ma innanzitutto è un dirigente azzurro che si prepara al primo Consiglio nazionale Di Forza Italia dell’era post berlusconiana.
C’è una sola candidatura, quella di Antonio Tajani, per la successione al fondatore e leader del partito, Silvio Berlusconi: perché è stato indicato all’unanimità?
«Antonio ha accompagnato fin dal principio il presidente Berlusconi nel suo percorso politico. Ha maturato una grande esperienza che lo rende il dirigente del nostro movimento più riconoscibile, sia nel contesto nazionale che a livello internazionale».
Quali sono le qualità principali che gli riconoscete per un ruolo così difficile?
«L’assidua frequentazione del presidente Berlusconi ha fatto sì che abbia il sorriso in tasca e un inguaribile ottimismo verso il futuro. Nessuna sfida, anche la più complessa, lo spaventa. In ogni caso non voglio avviare un processo di beatificazione, Fi ha una classe dirigente eccellente e Antonio ne è sicuramente la rappresentazione più efficace e autentica».
La linea convintamente di sostegno al governo Meloni sarà confermata?
«L’ambizione di questo governo è di durare 5 anni perché, per realizzare gli impegni che abbiamo preso con gli elettori, serve continuità. Le diverse componenti del centrodestra hanno consapevolezza che le complessità che dobbiamo affrontare richiedono capacità di stare insieme, anche a costo di rinunciare a qualche obiettivo di parte».
Si parla molto di correnti che dividono il partito, tra filogovernativi e più critici verso la premier, di subbugli e malumori al nord e al sud pronti ad emergere dopo l’elezione di Tajani: lei che cosa prevede?
«Il presidente Berlusconi ci ha lasciato una straordinaria eredità politica, un centrodestra che governa il Paese, con Fi centrale e con una presenza influente nel Partito popolare europeo. Oggi i nostri elettori si aspettano da noi senso di responsabilità e capacità di rispondere alle istanze dei cittadini, auspico che tutto il nostro movimento abbia questa consapevolezza. Ciascuno di noi ha il dovere di contribuire a questo clima. In ogni caso sono convinto che Forza Italia abbia gli anticorpi per contrastare contaminazioni fallaci».
Nei mesi fino al Congresso di primavera si delineerà la nuova Fi: come vorrebbe che fosse?
«Desidero un partito all’insegna di quello che ci ha insegnato Berlusconi, un movimento presente sul territorio per ascoltare le esigenze di cittadini e imprese. Ricordo a me stesso quanto mi ha insegnato il presidente: politica significa far accadere le cose, le chiacchiere le lasciamo agli altri».
La vera prova per gli azzurri saranno le elezioni europee del 2024. Come vi state preparando?
«In Europa Fi, grazie al presidente Berlusconi, ha sempre avuto un ruolo centrale. I risultati delle recenti elezioni negli altri Paesi, come Grecia e Spagna, lasciano pensare ad una composizione del prossimo Parlamento europeo molto diversa rispetto a quella attuale. Dobbiamo prepararci a continuare ad avere un ruolo centrale nel Ppe, per essere determinanti anche a Bruxelles».
Tajani, da leader di Fi, vicepresidente del Ppe ed ex presidente dell’Europarlamento, riuscirà a costruire a Bruxelles una nuova maggioranza alternativa alla sinistra?
«Non dobbiamo perdere l’occasione di costruire un’Europa di centrodestra. Il mio auspicio è che ci sia la possibilità di trovare un accordo con conservatori e liberali, mantenendo sempre saldi i nostri valori, per avvicinare le istituzioni europee ai cittadini salvaguardando gli interessi nazionali. Tajani, lo ribadisco, ha l’autorevolezza e la credibilità necessarie per accompagnarci in questo percorso».
Come ministro della PA lei ha detto che si deve superare il mito del posto fisso, il futuro sarà all’insegna della precarietà?
«Non ho mai negato il valore della stabilità, ma sono certo che i giovani di oggicerchino anche altro in un lavoro. Continuare a indicare il posto fisso come la virtù più grande della PA significa condannarla ad essere una organizzazione di serie B. Le nuove generazioni cercano opportunità professionali in grado di sviluppare competenze e vedere premiato il merito. È quello su cui sto lavorando, per coltivare l’orgoglio di appartenenza alla pubblica amministrazione, rendendola attrattiva per i nostri migliori talenti».
Riusciremo ad utilizzare tutte le risorse del Pnrr?
«Smentiremo le troppe discussioni di queste settimane su terza e quarta rata: il governo è impegnato a riprogettare le parti del Piano che non erano più attuali, alla luce del mutato contesto socioeconomico, proprio per utilizzare bene, e fino all’ultimo centesimo, tutte le risorse».
A che punto è la semplificazione delle 600 procedure che appesantiscono la PA, richiesta dal Pnrr?
«Stiamo lavorando a un nuovo pacchetto di
semplificazioni, in aggiunta alle settanta che nei mesi scorsi abbiamo già portato in Consiglio dei ministri. Posso confermare che l’obiettivo Pnrr delle duecento semplificazioni entro il 2024 sarà anticipato alla fine di quest’anno».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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