Il governo fermo sul sostegno a Kiev. E il Pd si spacca sullo stop alle armi

Il ministro Crosetto: "Sarebbe un errore strategico e politico fare un passo indietro"

Il governo fermo sul sostegno a Kiev. E il Pd si spacca sullo stop alle armi
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La guerra in Ucraina è in stallo e bisogna lanciare «un’incisiva azione diplomatica» per far tacere le armi, ma non possiamo abbandonare Kiev sotto i missili russi. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è intervenuto senza peli sulla lingua, ieri in Parlamento incassando il via libera al sostegno militare agli ucraini anche nel 2024, che «sarà un anno cruciale del conflitto». La stanchezza occidentale si fa sentire e potrebbe trasformarsi in «disimpegno dal sostegno all’Ucraina» grazie a tendenze che rischiano di «manifestarsi nell’elettorato americano (in vista della corsa alla Casa Bianca nda), ma sono presenti anche a livello europeo».

In aula il Pd si infila in ardite astensioni, poi smentite ed esponenti di rilievo come l’ex ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, votano sì a tutti gli impegni per l’Ucraina, compreso il primo punto della risoluzione di maggioranza.
Crosetto dichiara alla Camera che «dopo quasi due anni, il conflitto presenta le caratteristiche di una tradizionale guerra di posizione». «La controffensiva ucraina» non è riuscita a spezzare in due il fronte russo, ma ha permesso di recuperare «solo poche decine di chilometri quadrati di terreno».

I russi hanno disseminato il campo di battaglia con 8 milioni di mine e puntano «a un conflitto di logoramento». Il Cremlino è riuscito ad aggirare le sanzioni che «non hanno avuto effetto sulla crescita del prodotto interno lordo russo».

L’Italia, con l’ottavo pacchetto, fornirà armi «già in nostro possesso» per «rafforzare solo e soltanto le capacità difensive delle Forze Armate ucraine». Crosetto rivela che il nostro paese potrebbe partecipare allo sminamento, alle contromisure cibernetiche e alla ricostruzione della Marina ucraina. Il ministro della Difesa ribadisce che «sarebbe un errore strategico e politico fare ora un passo indietro», ma è «giunto il momento per una incisiva azione diplomatica». Crosetto sottolinea le dichiarazioni russe di «una disponibilità al dialogo» e fa notare che «il fronte interno appare non più compatto come nel passato nel sostenere la politica del Presidente Zelensky» di guerra ad oltranza. Senza abbandonare l’Ucraina a un incerto destino «l’azione dei prossimi mesi dovrà commisurare deterrenza e diplomazia, iniziative sanzionatorie e opportunità de-escalatorie, dialettiche di ferma condanna e momenti di costruttivo dialogo». Per ribadire il concetto Crosetto rivela che è stata la Difesa da organizzare il viaggio dell’inviato del Papa a Kiev.

La risoluzione della maggioranza viene approvata alla Camera con 190 voti a favore, ma il Pd va nel pallone.

Il governo, per mostrare compattezza a livello internazionale, aveva proposto un sì reciproco alla risoluzioni. L’opposizione ne ha presentate ben quattro: una di Iv-Azione-Più Europa appoggiata dal governo, un’altra del Pd e due, dei grillini e dell’estrema sinistra, che bocciano l’invio di armi e chiedono, non si sa come, un immediato cessate il fuoco.

Davide Faraone, su X, sentenzia: «Il solito fritto misto del Pd. (...) si astiene sia sulla mozione di IV-Az- Più Europa che su quella del M5S che chiede lo stop dell’invio di armi. In pratica sostengono una posizione (molto simile alla nostra, tanto che noi l’abbiamo votata) e l’esatto contrario». Beppe Provenzano, responsabile Esteri dei dem, parla di «bugie e ricostruzioni surreali», ma si arrampica sugli specchi: «Noi abbiamo votato la nostra risoluzione e ci siamo astenuti su tutte le altre perché non le abbiamo ritenute equilibrate».

Non solo Guerini, ma pure Lia Quartapelle e Marianna Madia votano con la maggioranza gli impegni per l’Ucraina. All’opposto, in Senato, Susanna Camusso, ex dura della Cgil, contraria all’invio delle armi a Kiev, non vota la risoluzione del suo partito.

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