A lezione di propaganda

Qualcuno si è preso la briga di definire gli altri: scegliere un avversario e insistere sull'idea che sia lui la fonte di tutti i mali; fare di tutta l'erba un fascio, riunendo chiunque faccia del male in un'unica categoria

A lezione di propaganda
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«Meloni? È solo una cortigiana», ha detto Maurizio Landini l'altra sera a Di Martedì. Giovanni Floris aveva impostato tutta la trasmissione su cinque clip video che riguardavano Giorgia Meloni, Donald Trump e la ministra Roccella, ripetute ossessivamente per tutto l'arco della serata e sottoposte di volta in volta al giudizio dei suoi ospiti, ben dodici fino a mezzanotte (Veltroni, Schlein, Landini, Renzi i più famosi), tutti rigorosamente e dichiaratamente di sinistra. Per carità, ognuno interpreta il concetto di pluralismo come meglio crede e una tv privata è libera di fare ciò che crede. Quello che mi ha colpito è la tecnica quasi militare: ripetere all'infinito lo stesso concetto è infatti il primo punto della scienza che regola la propaganda. Qualcuno si è preso la briga di definire gli altri: scegliere un avversario e insistere sull'idea che sia lui la fonte di

tutti i mali; fare di tutta l'erba un fascio, riunendo chiunque faccia del male in un'unica categoria; dare costantemente la colpa all'avversario o riversare su di lui i propri difetti; trasformare qualsiasi aneddoto, per quanto piccolo o banale, in un fatto da cui dipende la sopravvivenza della società; qualsiasi propaganda deve essere popolare e adattare il suo livello al meno intelligente degli individui a cui è diretta; la propaganda deve limitarsi a un numero piccolo di idee e ripeterle instancabilmente, presentandole ogni volta da un punto di vista diverso, che però riporti sempre allo stesso concetto; diffondere idee che denigrano l'avversario in grandi quantità e a grande velocità; presentare delle informazioni confermate, almeno in apparenza, da fonti solide, anche se in fondo vengono mostrate solo in modo parziale; non realizzare dibattiti su argomenti

su cui non si hanno motivazioni abbastanza convincenti, e allo stesso tempo nascondere le notizie che favoriscono l'avversario; utilizzare miti o pregiudizi nazionali o culturali per risvegliare una componente viscerale che alimenti determinate pratiche politiche; convincere i cittadini del fatto che è necessario pensarla come gli altri,

creando una falsa unanimità.

Dimenticavo, questo decalogo che l'informazione di sinistra applica a piene mani, come è successo martedì, è stato pensato e scritto di suo pugno da Joseph Goebbels, capo della propaganda di Hitler.

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