
Nuova stretta nelle scuole italiane per garantire la sicurezza dei docenti e dei dirigenti, ma anche degli alunni, che troppe volte negli ultimi anni sono stati oggetto di aggressioni, spesso violente, da parte di alunni e genitori. L'annuncio è stato fatto dal ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri ha spiegato la nuova disposizione che introduce "l'arresto obbligatorio in flagranza di reato in ipotesi di lesioni personali a carico di docenti e dirigenti scolastici". Il ministro ha voluto sottolineare che la misura "non si estende ai minori" ed è quindi esclusa buona parte della popolazione studentesca. Ma per gli studenti il ministro ha introdotto un inasprimento delle conseguenze.
Arresto in flalgranza per violenza sul personale scolastico
"Si modifica altresì l'articolo 583 quater del codice penale, prevedendo un aggravamento delle pene per lesioni al personale scolastico e, in particolare, la pena per le lesioni lievi passa dalla attuale (da 6 mesi a 3 anni) alla pena da 2 a 5 anni di reclusione", ha proseguito Valditara. Di tutto il personale della Pubblica amministrazione, ha detto ancora il ministro dell'Istruzione esponendo la ratio del provvedimento, "il personale scolastico, dopo quello sanitario, è quello più toccato dalle aggressioni. E vi è stato un aumento impressionante da parte dei genitori a carico di personale scolastico". Le cronache strabordano di notizie su genitori che malmenano il personale scolastico ed è stato necessario per il Ministero porre un freno a questa deriva insopportabile.
"Vogliamo ispirarci al principio che un insegnante, un dirigente scolastico, un educatore non si toccano", ha precisato Valditara. Un principio di buon senso che sembra essere andato perduto negli ultimi anni. In passato, fino a non molti anni fa, i docenti erano rispettati da alunni e genitori. Poi si è innescato un meccanismo per il quale sia gli studenti che madri e padri si sono sentiti in diritto di poter aggredire, verbalmente e fisicamente, i docenti di ogni ordine e grado. "Fino al 2022-23 erano gli studenti ad aggredire, ora sono aumentati i genitori che picchiano i docenti", ha commentato il ministro, dati alla mano.
Sospensioni con lavori socialmente utili
Una stretta verrà comunque applicata anche sulla disciplina delle sanzioni in caso di sospensione, perché "fino a oggi la sospensione fino a 15 giorni significava stare a casa, lo studente veniva abbandonato al suo destino, magari era perfino felice perché se ne stava a casa a giocare alla PlayStation o se ne andava a giocare a pallone". Invece, con il nuovo provvedimento, se lo studente riceve fino a due giorni di sospensione "lo studente va a scuola, scrive su tematiche connesse alla cattiva condotta tenuta, si danno compiti in più, deve approfondire perché la società giudica errato un comportamento di quel tipo". Oltre due e fino a quindici giorni di sospensione, invece, "scattano obbligatoriamente le attività di cittadinanza solidale. Gli uffici scolastici regionali dovranno individuare gli enti dove svolgere queste attività, come servire alla mensa dei poveri, lavorare in un ospedale o se non si individuano, banalmente, pulire i giardini della scuola".
Bocciatura col 5 in condotta
Inoltre, è stato introdotto il 5 in condotta anche in caso di episodi gravi di bullismo, il che comporta la bocciatura automatica dello studente. Con il 6 in condotta "si verrà rimandati a settembre: non si verrà ammessi alla classe successiva sino a quando non si sarà superato l'esame di riparazione, in cui lo studente dovrà presentare un elaborato critico sui temi valoriali sul comportamento tenuto e dimostrare perchè quel comportamento è giudicato negativamente dalla comunità". La logica è "più scuola e non meno scuola per chi compie atti di bullismo".
Consenso scritto per attività legate alla sessualità
Tra le novità introdotte con il Consiglio dei ministri c'è anche l'obbligo esplicito di coinvolgere i genitori nel caso in cui siano previste attività legate alla sessualità. Valditara nel suo intervento ha ricordato che "l'articolo 30 della costituzione stabilisce che spetta ai genitori il diritto-dovere di formare i figli. Per l'ampliamento dell'offerta formativa sulla sessualità serve un consenso preventivo scritto dei genitori facendo sapere quale è il materiale didattico, le finalità e le modalità di svolgimento delle attività prodotte".
Le scuole, ha sottolineato, "devono fornire una attività formativa alternativa se i genitori negano il consenso. I soggetti erogatori devono avere requisiti di professionalità scientifica e accademica. Per le elementari i temi della sessualità sono solo quelli contenuti nei programmi nazionali".
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