
Nel vortice dell’escalation tra Israele e Iran, a volte basta un dettaglio minimo per accendere l’immaginario collettivo. In questo caso, il ruolo è toccato a un pasto: bistecca, aragosta, insalata, pane all’aglio e patate al forno. Servito non in un ristorante stellato, ma in una mensa militare americana. Ripreso da giovani influencer in uniforme e trasformato, attraverso i social, in un presunto segnale di guerra imminente.
War? US soldiers are served steaks and lobsters as is customary before being sent to a hot spot
— brane mijatovic (@brane_mija64426) June 19, 2025
▪️Americans write that if the military is fed like in a restaurant, expect a business trip.
▪️Traditionally in the US Army, such a menu usually foretells a deployment to hot spots pic.twitter.com/85pjhHvoyP
A far circolare per primo l’immagine del cosiddetto “ultimo pasto”, in realtà, è stato un video pubblicato su TikTok e Instagram da numerosi influencer militari, a febbraio. Vi si vedono soldati intenti a consumare una cena sontuosa in caserma. Una battuta (“Come sono la tua bistecca e l’aragosta?” — “Sono pronto per la guerra”) è bastato per far esplodere la clip su X, dove ha raccolto oltre 9 milioni di visualizzazioni. Il video è tornato virale a metà giugno, proprio mentre il conflitto israelo-iraniano entrava in una nuova fase, alimentando speculazioni sull’imminente impiego delle truppe statunitensi.

Il 14 giugno, giorno del 250° anniversario dell’Esercito degli Stati Uniti e anche del 79° compleanno di Donald Trump, un secondo video ha infiammato ulteriormente il dibattito. Lo ha pubblicato Antonia, nota influencer 24enne in servizio. In auto, mostra il contenuto del suo vassoio: “Ecco cosa ottengo per 450 dollari al mese nell’esercito” scrive nella didascalia, tra una forchettata e l’altra di aragosta. Ma per molti utenti non è un pranzo qualsiasi: è “la calma prima della tempesta”, “il pasto prima dell’ignoto”.

Il riferimento non è nuovo: la cosiddetta surf and turf (mare e monti) ha una tradizione informale nelle forze armate. In passato, veniva servita alle truppe prima del dispiegamento o di operazioni ad alto rischio. Alcuni commentatori evocano esempi dalla Prima Guerra Mondiale, altri dalle campagne in Iraq. Ma anche se in molti casi si tratta di semplici celebrazioni o ricorrenze (come il compleanno dell’esercito), il cibo viene interpretato come un segnale. “Quando ti servono bistecca e aragosta, forse dovresti chiamare casa” ha scritto un utente.
Al di là delle burle, l’effetto cumulativo dei video ha rivelato qualcosa di più profondo: la potenza simbolica del banale in un contesto militarizzato. Il “pasto virale” diventa un segnale ambiguo, decifrabile in molti modi. Per alcuni è folklore da caserma, per altri è la prova sottile di movimenti preparatori. E nel vuoto di informazioni ufficiali, cresce l’equazione tra percezione e minaccia reale. A complicare il quadro, ci sono le dichiarazioni politiche. Il presidente Trump ha chiesto la “resa incondizionata” dell’Iran e ha affermato pubblicamente di conoscere la posizione della Guida Suprema Khamenei, pur aggiungendo che “non è ancora il momento di eliminarlo”.
In definitiva, il punto non è se un vassoio di aragosta in mensa indichi davvero una missione imminente. Il punto è che potrebbe. In un’epoca dominata da flussi informativi istantanei e narrazioni visive, anche un gesto quotidiano diventa carico di segni. È qui che si innesta la logica del “sospetto operativo”: non serve la prova, basta l’ambiguità. E quando la retorica del conflitto diventa onnipresente, ogni dettaglio può essere percepito come premonitore.
Nel frattempo, la realtà è che nessun ordine di dispiegamento ufficiale è stato confermato.
La cena con bistecca e aragosta potrebbe essere solo un benefit da mensa militare — o un modo per celebrare il 250° compleanno di un esercito sempre protagonista delle crisi globali. Ma il fatto che il dubbio basti a generare allarme è, forse, la notizia più importante.