La fondazione di Hamas, gli anni in carcere e il 7 ottobre: chi era Yahya Sinwar

Il capo politico di Hamas nella Striscia è stato tra i fondatori del gruppo islamista. Le notizie sulla sua sorte si erano alternate nelle ultime settimane: sarebbe stato ucciso per caso in un blitz

La fondazione di Hamas, gli anni in carcere e il 7 ottobre: chi era Yahya Sinwar
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Nelle ultime settimane si sono succedute e sovrapposte più volte notizie divergenti sulle sorti del leader di Hamas Yahya Sinwar. Dato per morto dopo gli incessanti attacchi su Gaza, sembrava essere tornato allo scoperto pochi giorni fa, quando avrebbe esortato i suoi miliziani a tornare agli attacchi suicidi come un tempo. Quest'oggi, invece, sembra giungere la versione definitiva sul destino del leader palestinese: la tv israeliana Channel 12 ha, infatti, annunciato che "tutti i test effettuati indicano che il leader di Hamas Yahya Sinwar è stato eliminato" in un raid a Gaza.

Il 9 ottobre scorso era stata l'intelligence Usa a a confermare l'incolumità di Sinwar, probabilmente nascosto in un tunnel sotterraneo a Gaza. A sostenerlo era stato il delegato della Casa Bianca per il Medio Oriente, Brett McGurk, persuaso del fatto che Hamas continuasse a essere alle sue dipendenze, in quanto mente del gruppo. Una fotografia fondamentale, che aveva restituito l'aggiornamento più dettagliato sullo stato di Sinwar da parte di un alto funzionario statunitense dopo settimane di silenzio.

Classe 1962, Sinwar, era nato in un campo profughi nella Striscia di Gaza. Membro fondatore di Hamas, in oltre vent'anni nelle carceri israeliane ha imparato l'ebraico. Noto con il soprannome di "macellaio di Gaza", è stato tra i fondatori dell'ala militare del movimento islamista palestinese, le Brigate al-Qassam. Ha quindi plasmato il braccio di sicurezza dell'organizzazione, incaricato di eliminare le spie israeliane. Arrestato alla fine degli anni '80, è stato condannato a quattro ergastoli per aver ucciso collaboratori e soldati dello Stato ebraico. In carcere riuscì a far pubblicare di nascosto, nel 2004, The Thorn and the Carnation, il suo romanzo, potente strumento di propaganda che riflette un periodo di disperazione e sfide personali, in netto contrasto con il suo attuale ruolo al timone del processo decisionale palestinese durante una guerra che ha rimodellato la geopolitica della regione.

Rilasciato nel 2011 nel noto scambio di ostaggi del caso Gilad Shalit, è tornato a Gaza, dove ha consolidato il suo potere. Leader spietato, Sinwar ha rafforzato i legami di Hamas con l'Iran e potenziato le capacità militari del gruppo. Si ritiene che abbia pianificato l’attacco a sorpresa di un anno fa che è stato il preludio dell'attuale conflitto a Gaza.

All'inizio dello scorso agosto, il gruppo islamista, orfano di Ismail Haniyeh, aveva eletto il leader all'interno della Striscia di Gaza come capo dell'ufficio politico, in sostituzione del suo predecessore ucciso a Teheran, in un attentato attribuito all'intelligence di Tel Aviv. Sinwar ha sempre rappresentato l'ala radicale e bellicista di Hamas, per questo viene considerato la mente degli attacchi del 7 ottobre: anche per questa ragione la sua scelta venne percepita, mesi fa, come un messaggio potente per Israele nella Striscia di Gaza.

A renderlo differente da Haniyeh, vissuto per anni in esilio in Qatar, la sua scelta logistica: Sinwar, infatti, sembrerebbe non aver mai lasciato Gaza.

Negli anni ha lavorato per potenziare le capacità di fuoco della resistenza palestinese ed è anche per questo che, al momento della successione, aveva preso posizione contro la nomina di Khaled Meshaal (il prescelto di Recep Erdogan) come successore di Haniyeh, dichiarando di preferire qualcuno con una relazione più forte con la leadership iraniana. Oltre a Meshaal, membro fondatore di Hamas alla guida del gruppo tra il 2004 e il 2017, l'altro favorito era Khalil al-Hayya, fedelissimo di Haniyeh.

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