La Cina presenta il missile DF-26D: nuova minaccia per le basi Usa nel Pacifico

Pechino mostra i muscoli con sistemi modulari e mobili dotati di testate convenzionali o nucleari, progettati per superare sofisticate difese antimissile e garantire rapida proiezione di forza.

La Cina presenta il missile DF-26D: nuova minaccia per le basi Usa nel Pacifico
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La Repubblica Popolare Cinese ha presentato il DF-26D, una nuova versione del missile balistico a raggio intermedio Dong Feng-26, durante la parata militare del 3 settembre che ha commemorato l’80° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale. In servizio dal 2016, il DF-26 si distingue per la sua versatilità, potendo trasportare testate nucleari o convenzionali e vantando un raggio d’azione di circa 5.000 chilometri. La variante DF-26D mantiene tale gittata ma introduce miglioramenti nella precisione e nella capacità di eludere le difese antimissile statunitensi, integrando sensori multi-spettrali, radar attivi e sofisticati inganni elettronici. La mobilità su veicoli a 12 ruote ne garantisce un rapido posizionamento e una maggiore resilienza rispetto ai sistemi fissi.

Cosa sappiamo

L’emergere del DF-26D si presenta in un quadro di particolare tensione nel Pacifico, dove la Cina mira a rafforzare la propria strategia anti-accesso e area denial (A2/AD) per contrastare la presenza militare americana e dei suoi alleati. Obiettivi come le basi aeree e navali di Guam, inclusa la nuova struttura Camp Blaz, rientrano nel raggio d’azione del missile. Tale capacità amplia il potenziale di proiezione cinese fino alla Seconda Catena di Isole, complicando la pianificazione strategica statunitense nella regione. Il DF-26D si differenzia inoltre da altri sistemi sviluppati da Corea del Nord e Russia per la combinazione unica di funzioni anti-nave e attacco al suolo in un sistema modulare e mobile.

L’evoluzione della deterrenza nucleare: la triade cinese

Tra le novità più rilevanti sono emersi anche il missile intercontinentale DF-5C, con un raggio stimato di circa 20.000 chilometri, capace di colpire qualsiasi punto del pianeta, e il missile balistico lanciato da sottomarini JL-3. Questi sistemi, insieme al DF-61, creano una triade nucleare completa e resiliente, che consente alla Cina di disporre di capacità di lancio diversificate e flessibili, colmando un precedente gap strategico nella proiezione di forza nucleare aerotrasportata.

Armi ipersoniche e capacità multidimensionali

Parallelamente, sono stati presentati anche missili balistici supersonici come l’YJ-21 e una serie di missili ipersonici navali (YJ-15, YJ-17, YJ-19, YJ-20), in grado di colpire obiettivi terrestri e marittimi a lunga distanza con estrema rapidità e precisione. Tali armamenti, secondo gli analisti, rafforzano la capacità della Marina cinese di condurre operazioni offensive rapide in scenari complessi. Inoltre, l’esibizione ha incluso droni navali e sistemi laser per la difesa aerea, delineando una strategia militare integrata che combina capacità convenzionali, elettroniche e spaziali per operare efficacemente in un ambiente multidominio.

Nuove sfide per l’equilibrio strategico nell’Indo-Pacifico

La Reuters sottolinea che la la presentazione degli armamenti potrebbe configurarsi anche come un messaggio politico verso Stati Uniti, alleati regionali e potenziali acquirenti di tecnologia militare. L’introduzione del DF-26D con testate manovrabili e altre armi avanzate pone infatti nuove sfide alla libertà di azione nel teatro indo-pacifico, soprattutto in vista di eventuali crisi legate a Taiwan. Sebbene alcune tecnologie siano ancora in fase di perfezionamento, la rapidità con cui la Cina sta colmando il divario con le potenze occidentali è evidente.

L’integrazione di sistemi terrestri, marittimi, aerei e spaziali potrebbe riflettere l’ambizione di Pechino di consolidare il proprio ruolo di garante regionale della stabilità in un contesto strategico sempre più complesso e dinamico.

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