Guerra in Israele

Confronto tra Israele e Usa: sul tavolo l'attacco a Rafah

Rappresentanti di Tel Aviv e Washington hanno tenuto un incontro per discutere dell'ipotesi di un'operazione delle Idf in città. Smentita la notizia secondo cui gli Usa avrebbero dato il via libera in cambio di un attacco limitato all'Iran

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Continuano le discussioni tra Washington e Tel Aviv riguardo un attacco a Rafah. Nel tardo pomeriggio di giovedì 18 aprile, funzionari statunitensi e israeliani hanno tenuto un incontro virtuale per valutare l’ipotesi di un’offensiva su larga scala delle Idf nella città al confine con l’Egitto. Le due parti sono state rappresentate rispettivamente dal consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan e dal suo omonimo ebraico Tzachi Hanegbi assieme al ministro per gli Affari Strategici Ron Dermer.

Lo scopo principale è quello di parlare di Rafah e di condividere le nostre continue preoccupazioni per una grande offensiva di terra in quella zona”, ha dichiarato il portavoce del Dipartimento per la Sicurezza nazionale John Kirby, parlando con i giornalisti a bordo dell’Air Force One mentre il presidente Joe Biden si recava a Philadelphia per una tappa della sua campagna elettorale. In mattinata si era diffusa la notizia che l’amministrazione Usa avesse dato il via libera a Israele per un attacco all’ultima roccaforte di Hamas in cambio di una risposta limitata delle forze ebraiche contro l’Iran. Funzionari statunitensi hanno negato categoricamente questo sviluppo, sottolineando come l’amministrazione sia ancora preoccupata che un’invasione della città possa portare a “massicce vittime civili”.

Oltre la metà degli abitanti della Striscia si sono rifugiati a Rafah dall’inizio della guerra. L’area è stata relativamente risparmiata dai combattimenti, visto che le Idf si sono per il momento concentrate nelle zone settentrionali e centrali dell’exclave dove sono ancora attive cellule di Hamas. Secondo l’intelligence di Tel Aviv, i battaglioni sopravvissuti e i leader di spicco dell’organizzazione terroristica si trovano attualmente in città e la sconfitta totale del gruppo islamico e dei suoi alleati non potrà avvenire senza un’invasione.

Da quando è stata ventilata questa possibilità, la comunità internazionale e molte associazioni umanitarie hanno fatto pressioni sul governo di Benjamin Netanyahu affinché cambiasse i suoi piani. In particolare, gli Stati Uniti hanno più volte minacciato di sospendere il loro supporto militare allo Stato ebraico nel caso in cui le Idf avessero ricevuto l’ordine di procedere con l’attacco senza prima aver assicurato corridoi di evacuazione per i civili.

L’attacco dell’Iran del 13 aprile ha costretto le autorità di Tel Aviv a rinviare l’operazione, vista la necessità di schierare truppe e forze aeree in preparazione a un’eventuale guerra con Teheran.

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