E l’Europa ora supporta il leader ucraino. "Nessuna decisione presa senza di noi"

La telefonata con la Meloni, che ha parlato con Trump. "Grazie Giorgia per il tuo sostegno incrollabile"

E l’Europa ora supporta il leader ucraino. "Nessuna decisione presa senza di noi"
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La forte accelerazione impressa dalla Casa Bianca ai negoziati diretti col Cremlino per la fine delle ostilità in Ucraina ha spiazzato Kiev che, come Bruxelles, reclama un posto al tavolo delle trattative. Zelensky sta moltiplicando i suoi appelli perché teme di essere tagliato fuori. Sullo sfondo, l'Ue pare condannata all'irrilevanza politica e strategica, soprattutto oggi che Trump e Putin hanno manifestato l'intenzione di incontrarsi a breve, forse a Dubai. Il presidente ucraino ha ripetuto per l'ennesima volta che non accetterà mai nessuna decisione tra Stati Uniti e Russia che non coinvolga anche Kiev, e chiede di essere spalleggiato dall'Ue.

«La guerra sta avvenendo in Europa e l'Ucraina è parte integrante dell'Europa - ha affermato dopo una telefonata con il cancelliere tedesco Merz - Noi stiamo già negoziando l'ingresso nell'Ue, che deve essere tra i partecipanti di questi rilevanti processi». Sulla questione dei territori occupati Zelensky ha ribadito che dal punto di vista legale non è possibile per Kiev riconoscere come russi gli oblast in mano a Mosca, «ma esiste la possibilità di concederli per via diplomatica alla Federazione per recuperarli in un futuro più distante». Ipotesi che avrebbe qualche parvenza di possibilità se l'Ucraina riuscisse a entrare nell'Ue e nella Nato. Peccato che lo scandalo mazzette sulle armi sta dilatando le tempistiche d'ingresso nel club dei 27, e per quanto riguarda l'Alleanza atlantica Washington ha messo una doppia pietra tombale, visti gli inequivocabili commenti in proposito da parte di Trump e del capo del Pentagono Hegseth.

Zelensky vive queste ore in simbiosi col telefono: mercoledì ha chiamato Trump, ieri Merz, Macron, von der Leyen e infine con il premier Giorgia Meloni, che ha sentito anche il presidente Usae l'omologo degli Emirati Arabi Sheikh Mohamed bin Zayed Al Nahyan per parlare della crisi umanitaria a Gaza. Secondo una nota di Palazzo Chigi in serata, nel corso delle tre telefonate si è discusso «degli sforzi in corso per il raggiungimento di un cessate il fuoco e per un percorso negoziale che possa garantire una pace giusta e duratura in Ucraina, anche alla luce delle più recenti iniziative diplomatiche promosse dagli Stati Uniti». «È stata una conversazione proficua - dice il leader ucraino - Giorgia sostiene il coinvolgimento Ue negli sforzi Usa, la voce dell'Europa va ascoltata. Grazie per il tuo incrollabile sostegno»

Nel corso della conversazione tra Zelensky e il premier tedesco sono stati discussi invece gli sviluppi del vertice Witkoff-Putin. «Il Cancelliere ha confermato a KIev il sostegno», si legge in una nota di Berlino, simile a quella dell'Eliseo. La von der Leyen, consapevole di essere stata anche lei tagliata fuori dall'imminente faccia a faccia tra Putin e Trump, si è aggrappata a una delle tante frasi a effetto che ripete da mesi: «Con Zelensky abbiamo discusso dei prossimi passi per un accordo di pace negoziato e l'adesione futura all'Ue. Continueremo a svolgere un ruolo per garantire una pace giusta e duratura». Tuttavia si combatte ancora e per il segretario dell'Alleanza Rutte, che cerca di armonizzare l'assistenza europea sotto il cappello Nato, la guerra «è tutt'altro che vicina alla fine». E Zelensky in serata ricorda che «è la Russia che dovrebbe optare per il cessate il fuoco», annunciando un vertice tra consiglieri per la sicurezza di Ucraina, Ue e Usa.

Un fronte di trattative attivo è quello di Ankara. Ieri il ministro degli Esteri turco Fidan ha sentito l'omologo russo Lavrov. Mosca ringrazia Erdogan per i tentativi di mettere attorno al tavolo Putin e Zelensky, ma i tempi non sono ancora maturi, anche se il Washington Post riferisce di «possibile incontro a tre, lo chiede Trump».

Di sicuro a Istanbul si svolgerà un quarto match tra i rappresentanti dei due Paesi, per discutere di scambio prigionieri, ma per la Zaharova Kiev sarebbe restia al rimpatrio di soldati che si sono arresi. «Zelensky li considera traditori».

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