Guerra in Ucraina

"Fermare gli ucraini entro ottobre": l'ultimatum di Putin a Shoigu

Il presidente russo vuole che il suo esercito fermi la controffensiva di Kiev e torni all'attacco. Difficile prevedere le conseguenze per Sergei Shoigu nel caso in cui non riesca a rispettare l'ordine

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Il presidente Vladimir Putin avrebbe ordinato al ministro della Difesa russo di fermare la controffensiva di Kiev entro l’inizio di ottobre. Lo scrive l’americano Isw (Istituto per lo studio della guerra), che cita una fonte anonima interna al Cremlino. Secondo il think tank, il leader di Mosca avrebbe imposto a Sergei Shoigu di “migliorare la situazione in prima linea, fermare l’avanzata ucraina e far sì che le forze russe riprendano l’iniziativa per lanciare un’operazione offensiva contro una città più grande” entro questo limite di tempo.

Se questa informazione fosse vera, l’Isw commenta che il comando militare russo potrebbe ordinare “attacchi incessanti nella speranza di frenare la controffensiva, anche ad un costo elevato per le capacità militari” dell’esercito della Federazione. Inoltre, l’ostinazione dell’esercito di Mosca a combattere per ogni metro di terra potrebbe essere parte di una tattica informativa, a sua volta da inserire nel quadro della guerra ibrida. Sempre stando alle ipotesi dell’Isw, infatti, Putin potrebbe aver ordinato di “mantenere tutte le posizioni difensive iniziali della Russia per create l’illusione” che le operazioni delle forze armate ucraine non abbiano ottenuto successi importanti, nonostante il supporto dell’Occidente.

Sergei Shoigu, dunque, cammina di nuovo sul filo del rasoio. È difficile ipotizzare cosa potrebbe succedergli se non riuscisse rispettare l’ordine di Putin, cosa per altro probabile visto i continui, seppur lenti e graduali, successi ucraini sul campo di battaglia. Il ministro della Difesa è uscito indenne da mesi di critiche e fallimenti sul campo: l’esercito russo non è riuscito a fare la sua famosa “passeggiata” a Kiev e il Donbass non è ancora sotto il completo controllo di Mosca, nonostante lo Zar avesse imposto marzo 2023 come data ultima per la conquista della regione. Questi sono solo i suoi insuccessi più eclatanti, ma dagli uomini schierati al fronte arrivano continuamente notizie di problemi riguardo ai rifornimenti, alla rotazione delle truppe e all’insufficienza del supporto aereo e di artiglieria.

Come dimenticare, poi, le numerose sfuriate del defunto capo della compagnia Wagner Evgenji Prigozhin, che più volte si era lamentato della codardia del ministro e del fatto che i suoi uomini fossero sostanzialmente lasciati a loro stessi per quanto riguarda le scorte di equipaggiamento e munizioni. Lo chef di Putin aveva motivato la sua decisione di marciare su Mosca a giugno proprio con il desiderio di rimuovere Shoigu dal suo incarico.

Nonostante tutto questo, il ministro è ancora al suo posto ed è probabile che vi resterà anche dopo l’inizio di ottobre. Sono coloro che lo criticano ad essere estromessi, come il maggiore generale Ivan Popov, comandante della 58esima armata licenziato dopo aver sottolineato in un audio i problemi logistici che piagavano le sue truppe al fronte. È più che evidente ormai che Shoigu sia un protetto di Putin, così come lo è anche il capo di Stato maggiore delle forze armate russe Valerij Gerasimov.

Anch’egli è stato il bersaglio delle stesse critiche rivolte al ministro della Difesa e non si fa più vedere dal tentativo di golpe della Wagner.

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