
Questa mattina, gli appassionati di aeronautica che dispongono sul loro smartphone di applicazioni che individuano i velivoli in base al segnale del loro transponder, hanno potuto osservare un inusuale e massiccio movimento di aerocisterne dell'U.S. Air Force.
Circa 28 aerei destinati al rifornimento il volo, un misto di KC-135 e KC-46, intorno alle 4 del mattino stavano attraversando in massa l'Oceano Atlantico diretti verso l'Europa, in una migrazione mai osservata negli ultimi decenni che sta dando adito a diverse speculazioni. Nessun altro velivolo, né bombardieri né caccia, era visibile in volo insieme alle aerocisterne, ma è probabile che vi fosse.
About 30 US Air Force aircraft, mostly KC-46A Pegasus and KC-135 Stratotankers, that left the US last night are starting to reach Europe. The final destination is unknown. pic.twitter.com/8qUqzh9qBm
— Flightradar24 (@flightradar24) June 16, 2025
Cerchiamo di dare una spiegazione andando per esclusione: non si tratta di assetti aerei spostati in Europa per partecipare all'esercitazione Atlantic Trident che proprio oggi, 16 giugno, ha preso il via in Finlandia. Le manovre militari multinazionali in questione, che termineranno il 27 di questo mese, non richiedono un tale livello di trasferimento delle risorse di rifornimento simile a quanto osservato, inoltre non vi è alcun altra esercitazione o impegno apparente che renderebbe necessaria un'operazione del genere, e soprattutto gli assetti per Atlantic Trident sono già stati preposizionati in Europa.
Quindi perché ben 28 aerocisterne sono arrivate in varie basi aeree europee?
Secondo noi sono proprio queste le risorse di cui si avrebbe bisogno se gli Stati Uniti dovessero modificare il loro appoggio all’operazione israeliana Rising Lion, o se ci fossero preoccupazioni urgenti sul fatto che il conflitto stia per ampliarsi in modo significativo.
Un intervento diretto statunitense, che sarebbe di tipo esclusivamente aeronavale, avrebbe bisogno di un adeguato numero di aerocisterne per supportare le operazioni aeree, oppure il Pentagono ha deciso di predisporre tutto il necessario in caso che l'Iran decida di chiudere lo Stretto di Hormuz, come si paventa da giorni a causa dell'attacco israeliano che ha duramente colpito i vertici militari e scientifici delle forze armate iraniane e del programma nucleare di Teheran. L'opzione meno preoccupante vorrebbe che questa imponente flotta di aerocisterne verrà messa a disposizione delle forze aeree israeliane per un ulteriore allargamento delle operazioni contro l'Iran, considerando che Tel Aviv dispone solo di una manciata di KC-707.
A farci temere il diretto intervento statunitense nel conflitto, o comunque una mossa cautelativa per quanto riguarda la questione di Hormuz, è anche il fatto che nella giornata di oggi il CSG (Carrier Strike Group) della portaerei USS “Nimitz” sta lasciando il Mar Cinese Meridionale doppiando lo Stretto della Malacca in una rotta che lo porterà nell'Oceano Indiano, e da lì verso il Medio Oriente. Questo fatto, altrettanto inusuale, porterà gli Stati Uniti ad avere due CSG nell'area mediorientale essendo già presente quello della USS “Carl Vinson”.
Soprattutto risulta inusuale la decisione di privare la zona di operazioni della Settima Flotta, ovvero l'area dell'Indo-Pacifico, di un CSG lasciando solo quello della USS “George Washington” - appena arrivata in Giappone, a Yokosuka - a pattugliare quel delicato teatro di crisi, con una Cina sempre più aggressiva nei confronti del suo vicinato.
Come detto, non ci è dato sapere le intenzioni statunitensi, e le nostre sono solo deduzioni, ma considerando il livello di escalation che potrebbe assumere il conflitto tra Iran e Israele riteniamo che gli Stati Uniti si stiano preparando per ogni evenienza: dalla riapertura dello Stretto di Hormuz manu militari a un attacco diretto all'Iran.
Giova ricordare anche che i comandi statunitensi dell'Indo-Pacifico, e molti alti ufficiali al Pentagono nonché esponenti della politica Usa, lamentano la scarsità di assetti disponibili in quella vastissima regione del globo
per contenere l'espansionismo cinese, determinata sia dal conflitto ucraino, sia dalla crisi mediorientale, quindi se sono state prese tali decisioni significa che siamo davanti a una situazione particolarmente delicata.