Guerra

Spunta una "gabbia" sui tank israeliani: la mossa per fermare i droni di Hamas

Anche sui carri israeliani è comparsa un sistema di protezione per la torretta dei Merkava. Vi spieghiamo a cosa serve e da dove arriva

Il carro armato israeliano Merkava Iv "Barak". Fonte: Idf.
Il carro armato israeliano Merkava Iv "Barak". Fonte: Idf.

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Spunta una "gabbia" sui tank israeliani: la mossa per fermare i droni di Hamas

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Diverse immagini circolanti sui social mostrano carri armati israeliani tipo “Merkava” montanti una “gabbia” di protezione sul cielo della torretta. Questa soluzione si è resa necessaria perché durante l'attacco di Hamas, cominciato sabato 7 ottobre con un fitto lancio di razzi, alcuni droni di tipo commerciale del gruppo terroristico hanno sganciato granate – o colpi di mortaio – sui carri armati israeliani, mettendoli fuori combattimento.

I “Merkava” delle Idf (Israeli Defence Forces), nelle versioni Mk 3 e 4, montano un sistema di protezione attiva (Aps – Active Protection System) della Rafael denominato “Trophy” che fornisce una copertura a 360 gradi contro razzi anticarro, missili anticarro e proiettili Heat (High Explosive Anti Tank).

Una volta che Trophy ha rilevato una minaccia, questa viene tracciata, classificata e viene calcolato il punto di intercettazione ottimale prima di lanciare una contromisura. I sensori includono un radar con quattro antenne posizionate attorno al veicolo. Il “Trophy” però non è in grado di eliminare le minacce proveniente da una direzione perpendicolare a quella del carro armato, come appunto le granate o i colpi di mortaio sganciati dai droni di Hamas. Il “Merkava” è anche dotato del sistema di allarme laser Amcoram Lws-2, con display di avviso di minaccia installato presso la postazione del comandante. Questo si collega ai lanciatori di esche/fumogeni collocati su entrambi i lati tank. Entrambe queste soluzioni, quella di Hamas e quella israeliana, non sono affatto nuove: derivano infatti dal conflitto in Ucraina.

Per quanto riguarda le “gabbie”, che vengono definite non ufficialmente “reti di pollaio” dagli addetti ai lavori, già prima dell'invasione del 24 marzo 2022 erano state osservate su alcuni carri armati russi, probabilmente sulla scorta di quanto visto nel conflitto in Nagorno-Karabakh per quanto riguarda l'utilizzo dei droni da parte azera, e anche per cercare di avere una qualche forma di protezione dagli Atgm (Anti Tank Guided Missile) aventi la capacità di colpire dall'alto. Sappiamo che tali protezioni, per quanto riguarda i particolari missili anticarro già citati, non sono efficaci.

Il conflitto in Ucraina ha mostrato per la prima volta l'utilizzo di droni commerciali modificati artigianalmente da parte degli ucraini per sganciare granate o colpi di moratio/Rpg, e questo tipo di gabbie sembra essere efficace per proteggere i carri da questa minaccia. Queste protezioni invece non offrono nessun tipo di riparo dalle loitering muntions – o droni kamikaze – che sono in grado di colpire il proprio bersaglio con una traiettoria angolata dall'alto, quindi raggiungendo la parte di giunzione tra torretta e scafo (se ben guidati).

Per cercare di eliminare questa particolare minaccia, prima i russi poi gli ucraini hanno utilizzato reti di protezione che avvolgono quasi tutto il veicolo corazzato che però non sono particolarmente idonee per gli Mbt (Main Battle Tank), i quali devono poter muovere il cannone in torretta, ma sono piuttosto utili per proteggere gli obici semoventi.

Come spesso accade, un conflitto “fa scuola” per quello successivo, e sia gli israeliani sia i miliziani di Hamas hanno dimostrato di avere “preso appunti”.

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