"Temono la conquista di Gaza city". E Hamas accetta la tregua, dubbi di Israele e Stati Uniti

Hamas accetta una tregua di 60 giorni con rilascio graduale degli ostaggi, ma Israele e Washington restano diffidenti. Netanyahu e Trump ribadiscono linea dura, mentre l’Idf prepara l’offensiva

"Temono la conquista di Gaza city". E Hamas accetta la tregua, dubbi di Israele e Stati Uniti
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Una nuova proposta di tregua per Gaza è stata accettata da Hamas, ma l’iniziativa ora si scontra con la doppia diffidenza di Israele e Washington.

Al termine di giorni di consultazioni interne con la Jihad islamica e le altre fazioni palestinesi, il movimento islamista ha comunicato al Cairo la propria disponibilità ad accogliere lo schema elaborato dai mediatori egiziani e qatarioti: una sospensione delle ostilità di 60 giorni, con il rilascio in due fasi dei 49 ostaggi israeliani ancora nelle mani dei miliziani, vivi e morti. "Hamas ha fornito la sua risposta ai mediatori, confermando che insieme alle fazioni ha accettato la nuova proposta di cessate il fuoco senza richiedere emendamenti", ha dichiarato un'altra fonte di Hamas all'Afp. Una fonte palestinese vicina ai negoziati ha dichiarato che i mediatori "dovrebbero annunciare il raggiungimento di un accordo e fissare una data per la ripresa dei colloqui". La fonte ha aggiunto che "i mediatori hanno fornito ad Hamas e alle fazioni garanzie per l'attuazione dell'accordo, insieme all'impegno a riprendere i colloqui per cercare una soluzione permanente".

Il piano, che ricalca le linee già suggerite dall’inviato speciale statunitense Steve Witkoff, prevede una prima liberazione di dieci ostaggi vivi e 18 salme, seguita da un secondo scambio con i rimanenti. La tregua, spiegano fonti vicine al tavolo negoziale, dovrebbe aprire lo spazio per negoziare un cessate-il-fuoco permanente e l’avvio di garanzie di sicurezza internazionali. “La palla è ora nel campo israeliano”, hanno sottolineato i mediatori.

Da Tel Aviv, però, le reazioni sono state fredde. Il premier Benjamin Netanyahu ha ribadito che non intende accettare intese parziali: il conflitto terminerà solo con il rilascio simultaneo di tutti gli ostaggi, il disarmo di Hamas e la completa smilitarizzazione di Gaza. A rafforzare la linea dura è arrivata la posizione di Donald Trump, che sui social ha scritto che la liberazione degli ostaggi potrà avvenire “solo quando Hamas sarà affrontato e distrutto”.

Sul terreno, l’esercito israeliano ha già predisposto un piano operativo per l’accerchiamento e l’occupazione di Gaza City, considerata il cuore del potere di Hamas. Secondo indiscrezioni militari, l’evacuazione dei civili durerà circa due mesi, prima che scatti l’offensiva vera e propria. Netanyahu, rivolgendosi agli ufficiali dell’Idf, ha sottolineato che la disponibilità di Hamas a trattare dimostrerebbe la pressione senza precedenti a cui il movimento è sottoposto. Un concetto rilanciato anche dal ministro della Difesa Israel Katz, secondo cui la paura di perdere la roccaforte urbana avrebbe spinto Hamas a sedersi di nuovo al tavolo. Netanyahu, incontrando gli ufficiali dell'Idf, ha dichiarato: "Come voi, ascolto le notizie sui media e da esse si può avere l'impressione di una cosa: che Hamas sia sotto un'enorme pressione", ha affermato il premier.

Gli ha fatto eco il ministro della Difesa: "Per la prima volta da settimane Hamas è disposta a discutere un accordo per il rilascio degli ostaggi, solo perché teme che intendiamo seriamente conquistare Gaza City, il fulcro del suo potere".

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