Guerra

"Ne ho uccisi 25". La "confessione" di Harry sui talebani è un caso

Con il suo libro il principe Harry ha fatto infuriare i talebani, paragonandoli a scacchi e rivelando di averne uccisi 25

"Ne ho uccisi 25". La "confessione" di Harry sui talebani è un caso
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Non bastavano gli attacchi alla royal family. Nel suo libro “Spare. Il Minore” il principe Harry si scaglia pure contro i talebani, rimediando critiche su tutti i fronti e rendendo incandescente un tema già di per sé infuocato e complesso. Non solo. Le sue dichiarazioni metterebbero in pericolo i soldati britannici e rischierebbero anche di essere strumentalizzate, offrendo un appiglio a quanti si sono dimostrati tutt’altro che difensori dei diritti umani.

“Ho ucciso 25 talebani”

Nella sua autobiografia il principe Harry ricorda il periodo trascorso in Afghanistan, come pilota di elicotteri Apache e delle sei missioni a cui ha partecipato, uccidendo, per sua stessa ammissione, 25 talebani: “Non era una statistica che mi rendeva orgoglioso”, ricorda il duca, “ma non mi metteva nemmeno in imbarazzo. Quando mi trovavo nella foga del combattimento, non pensavo a quei 25 come a persone. Erano pezzi degli scacchi rimossi dalla scacchiera, i cattivi eliminati per primi, prima che potessero uccidere i buoni”.

Un’affermazione che spalanca le porte di un mondo, mettendoci di fronte ai temi caldi della guerra, della morte, del dominio talebano in Afghanistan, con tutte le conseguenze che comportano. Le reazioni non si sono fatte attendere. Per i deputati britannici e per i veterani Harry, con le sue parole, avrebbe messo in pericolo i soldati, i suoi stessi colleghi, gettando un’ombra sull’esercito britannico.

Al Sun l’ex colonnello Richard Kemp sostiene che quello del principe sia un “tradimento delle persone con cui ha combattuto” e “mette a rischio la sua sicurezza personale", soprattutto ora che il duca non può più contare sulla protezione di Scotland Yard, revocatagli dopo la Megxit. “Si è sparato su un piede... e probabilmente inciterà chi vuole vendicarsi e proverà a farlo”, aggiunge Kemp. Un altro veterano della Royal Marine, Ben McBean, ha tagliato corto invitando il duca a “stare zitto”, mentre il deputato conservatore Bob Stewart ha definito “sgradevole” la sua dichiarazione.

Critiche perfino dai talebani

Harry è riuscito nell’impresa di farsi criticare dai talebani per quel che concerne il valore della vita umana. La questione ha del fantascientifico se pensiamo che ci stiamo riferendo alle stesse persone che hanno vietato l’università alle donne (solo per elencare l’ultima proibizione in ordine di tempo). Il leader talebano Anas Haqqani ha scritto su Twitter: “Signor Harry! Quelli che ha ucciso non erano pezzi degli scacchi, erano umani. Avevano famiglie che stavano aspettando il loro ritorno”.

Sembra che il memoir di Harry, almeno a giudicare dai primi aneddoti trapelati sulla stampa, non sia tanto un resoconto diretto, ma più un insieme di affermazioni imprudenti, discutibili, forse a tratti perfino fuori controllo. Richard Kemp sottolinea che il modo scelto da Harry per presentare i fatti inerenti al periodo trascorso in Afghanistan potrebbe “fuorviare” il lettore, facendogli credere che i soldati britannici non abbiano il senso della misura, i “valori” e che “la British Army addestri persone, incluso [Harry], a non vedere i nemici come esseri umani, il che è lontano dalla verità”. Far passare un simile messaggio è anche pericoloso perché potrebbe generare rappresaglie contro i soldati inglesi.

Il duca di Sussex descriverebbe i militari come una sorta di macchine da guerra e il nemico come un ostacolo da abbattere. Senza alcuna traccia di umanità e sentimenti. È tutto molto più complicato di così, più profondo e devastante come solo una guerra, purtroppo, può essere. Non solo: Harry ha offerto il fianco: questa apparente mancanza di empatia nelle descrizioni è stata sfruttata dai talebani, i quali l'hanno abilmente capovolta contro il principe e, attraverso lui, contro l'Occidente.

Secoli di Storia del pensiero occidentale (e non solo, per la verità), dovrebbero averci insegnato a ragionare con spirito critico, tenendo a mente il valore incommensurabile della vita e dei diritti umani. I conflitti, poi, sono questioni non risolvibili e non spiegabili, in ogni loro sfumatura, con un capitolo di un memoir. Si rischia sempre, in simili casi, di parlare a sproposito, cercando di ridurre tutto entro i confini di una pagina.

Forse stavolta Harry ha raccontato troppo e male.

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