Guerra in Israele

"Pronti a una nuova tregua": così Israele spinge Hamas a trattare

Il presidente israeliano è intervenuto durante l'incontro con 80 ambasciatori per aggiornarli sulla guerra a Gaza

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Le trattative stanno andando avanti, lo dimostra il fatto che agenti israeliani e inviati del Qatar si sono incontrati negli ultimi giorni sia a Doha che in Polonia. Oggi il presidente israeliano Herzog ha dichiarato senza mezzi termini che Israele è pronta a una nuova tregua, sulla scia di quella entrata in vigore nelle scorse settimane e che ha portato al rilascio di primi gruppi di ostaggi. Secondo il capo dello Stato però, tutto dipende dalla disponibilità di Hamas.

Possibile una nuova tregua

Herzog è intervenuto nelle scorse ore durante un incontro con almeno 80 ambasciatori che rappresentano altrettante missioni diplomatiche in Israele. Un incontro che è servito per fare il punto della situazione sulla guerra a Gaza. Ma, soprattutto, per chiarire la posizione dello Stato ebraico su una possibile nuova tregua all'interno della Striscia di Gaza.

"Israele - ha dichiarato Herzog - è pronto per una nuova tregua che permetta il rilascio degli ostaggi". Esattamente quindi come avvenuto poche settimane fa, quando la tregua dei combattimenti ha permesso il ritorno a casa di diversi civili trattenuti nelle carceri di Hamas dopo il tragico blitz del 7 ottobre. In cambio, come si ricorderà, Israele ha rilasciato più di cento palestinesi sotto custodia nel Paese.

Il presidente però, secondo la sua ricostruzione, al momento sembra dubitare della possibile volontà di Hamas di aderire a una nuova tregua. "La responsabilità ricade interamente su Sinwar e sulla leadership di Hamas", ha scandito Herzog. Un modo per puntare il dito sul gruppo palestinese, ritenuto primo responsabile del rinnovo della tregua.

"La quantità di aiuti umanitari può essere triplicata istantaneamente - ha poi proseguito Herzog - le autorità israeliane hanno ispezionato ogni giorno centinaia di camion al valico di Nitzana, ma che le agenzie Onu e altre presenti sul campo non sono riuscite a tenere il passo, permettendo l'ingresso nell'enclave palestinese a soli 100-125 mezzi al giorno". Tali affermazioni, è bene precisare, nelle scorse ore sono state respinte da rappresentanti delle Nazioni Unite.

Le trattative mediate dal Qatar

Ad ogni modo, qualcosa sembra muoversi. L'uccisione per errore di tre ostaggi da parte dell'Idf nei giorni scorsi, ha accelerato le trattative. Al momento, rappresentanti di Israele e rappresentanti del Qatar, primo mediatore tra le parti, si stanno incontrando sia a Doha che in Polonia. Assieme anche a rappresentanti di altri Paesi.

Nello Stato ebraico, le famiglie degli ostaggi sperano in una risoluzione positiva della vicenda, con i propri cari in grado di tornare finalmente a casa.

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